‘Basta bonus e populismo, occorre tornare alle competenze, l’Italia ha bisogno di una politica che sappia guardare al futuro, con i giovani e le donne al centro’
Sono giorni di attesa febbrile a Roma e non solo per vedere cosa ne sarà del presidente incaricato Mario Draghi, ora emblema di quell’unità nazionale che solo fino a ieri sembrava una chimera.
Una classe politica litigiosa e incapace di fare sintesi anche di fronte a una situazione di emergenza senza precedenti, invorticata in quelle che sono spesso assomigliate più a tattiche per valorizzare il proprio peso specifico che una ricerca di quel bene comune troppo spesso rimasto solo sulla carta.
E proprio mentre pare che l’ex governatore della BCE abbia sorprendentemente riscontrato il favore di gran parte dell’arco politico, non può non saltare all’occhio la posizione di Italia Viva che dopo aver di fatto portato alla chiusura dell’esperienza Conte, è stata da subito la forza più convinta a sostenere Draghi.
La senatrice vicentina Daniela Sbrollini deputata dal 2008 in quota PD e in IV dalla sua fondazione nel settembre 2019 preannuncia un governo di alto profilo, quello che serve all’Italia. Lei, assieme ai suoi compagni di partito racconta la crisi di governo, quei giorni intensi in cui non sono mancati gli attacchi, quelli che quando si parla di politica, in un soffio si trasformano in offese. In parole che fanno male perchè chi le fa non riesce a mantenersi sullo scontro dialettico di chi ha opinioni diverse e trascende insultando la persona.
Governo tecnico, politico o di scopo. Ma che governo sarà il governo Draghi e soprattutto quanto durerà?
“Questo per me sarà un governo politico perché Draghi non è un tecnocrate. Saranno inserite le migliori risorse del Paese, abbiamo bisogno di un governo di alto profilo. Ha fallito una certa politica non tutta: ha fallito quella improvvisata e populista. Ora bisogna tornare alle competenze. Un governo con una visione alta in grado di investire sulle donne e i giovani, un governo davvero europeista. Dove il recovery sia un piano di investimenti e non di bonus. Bisognerà scrivere un nuovo piano vaccinale ed investire sulla scuola, un vero investimento per recuperare le diseguaglianze sociali, culturali ed economiche: un governo che faccia riforme per un nuovo rinascimento dell’Italia. Abbiamo una grande responsabilità e tutti siamo chiamati a lavorare per questo. Ecco perché sono convinta sarà un governo di legislatura: chi dice no a questo governo non vuole bene al Paese e dice no a Mattarella e all’Europa.”
“Siamo oggettivamente in una situazione di emergenza. Con un enorme sostegno finanziario (irripetibile) da parte dell’Europa da gestire. Con l’obbligo di fare alcune riforme di sistema per poter utilizzare le risorse del programma Next generation EU. Con un debito pubblico enorme. E’ una situazione difficile che deve essere affrontata in un clima di Unità Nazionale. In questo contesto le posizioni politiche e culturali che in situazioni normali sono distinte e a volte opposte, vanno mediate e, se necessario, lasciate in subordine rispetto alle esigenze prioritarie. Non mi sono mai tirata indietro se c’è la possibilità di lavorare insieme su questioni che non devono avere colore politico. Oggi tante situazioni devono essere risolte lasciando da parte le appartenenze. Pensiamo alla riforma del pubblico impiego o la riforma della Giustizia: le ideologie in questi casi, vanno lasciate da parte”.
La posizione del suo partito verso Draghi è molto chiara: con Draghi convintamente, a prescindere dai temi e senza condizioni. Al premier Conte invece rimproveravate proprio il fatto di non parlare di temi ritenuti fondamentali. Ci spiega cosa è cambiato?
“E’ cambiato il quadro politico. La nostra iniziativa di pungolo al Governo Conte non ha dato risultati concreti. Il Governo era fermo. Bloccato da principi ideologici dei M5S e dalle contrapposizioni dentro al Pd. Abbiamo dovuto aprire una crisi che diversamente avremmo evitato. La situazione economica peggiora, la disoccupazione avanza, il Covid non è debellato. Le riforme annaspavano o andavano verso direzioni sbagliate. Con Draghi le idee sembrano più chiare. Mattarella ha dettato una linea che condividiamo. La ragione sembra prevalere sulle ripicche. In una settimana sono cambiate repentinamente tutte le situazioni”.
“Abbiamo dimostrato di avere un gruppo compatto e idee condivise e chiare. Mi sono trovata bene in una famiglia politica accogliente e unita. Mi sono sentita investita del compito di ragionare con razionalità e senso di responsabilità. Mi hanno fatto molto male gli insulti. Non i pareri diversi od opposti, ma gli insulti personali sì…vergognosi e dolorosi. Quello che ha subito Matteo oltre me, i colleghi e tutta la comunità di IV, mi hanno ferito!”
Lei ha sempre dimostrato grande attaccamento alla sua terra ‘d’azione’. A prescindere da IV, ha qualche rivendicazione o richiesta che vorrà portare all’attenzione del nuovo esecutivo che riguardi la nostra provincia?
“Nel nostro territorio ci sono crisi aziendali che prescindono dalle situazioni contingenti che mettono a repentaglio decine o centinaia di lavoratrici e lavoratori. E, come spesso accade anche in altre parti d’Italia, a pagare sono spesso le donne. Chiedo attenzione su questo tema. Le multinazionali non possono venire, in cambio magari di contributi statali speciali, rimanere quel tanto che basta per prelevare i marchi, riprendere l’agenda dei clienti e poi andarsene. Perdiamo così Marchi e fette di mercato. E soprattutto posti di lavoro per lavoratrici e lavoratori difficilmente reimpiegabili. Su questo ci sarò, in prima persona”.
Marco Zorzi