Una Regione che tratti con lo Stato comunicando in maniera ‘sana’ e non con atteggiamenti di contrapposizione. Una Regione che fronteggi l’emergenza occupazionale di giovani che una volta laureati e formati, non possono lasciare l’Italia per trovare lavoro all’estero, ma che grazie a progetti a lungo termine possano rimanere ‘a casa’ e farsi valere senza la necessità di migrare. E ancora, una Regione che spinga su quello che è stato il suo fiore all’occhiello, la sanità, che oggi, lo dicono le statistiche, non è più un’eccellenza del Veneto.
Piero Menegozzo, classe ’58, sposato e con due figli, veterinario, ex sindaco di Santorso e segretario provinciale del Pd ha le idee chiare sulla Regione Veneto che vorrebbe. La sua candidatura rappresenta il tentativo del Partito Democratico che, nell’Alto Vicentino, vuole dare prosecuzione a quanto già fatto da Giuseppe Berlato Sella.
Menegozzo, seguirà le orme di Berlato Sella?
Certo, ma non sarò il suo clone. I tempi sono cambiati e occorre tenere conto del cambiamento che ha subito il nostro territorio, che oggi si è evoluto ed ha bisogno di una nuova identità. Basta con i singoli Comuni che chiedono alla Regione in maniera autonoma e a volte sterile. Se gli amministratori locali riescono a mettere da parte gli individualismi e a ragionare come facenti parte di un territorio ben più vasto, il valore della richiesta avrà tutt’altra importanza.
Può farci un esempio?
Posso citare quello recente del tribunale di Schio. Se si fosse fatto presente il fatto che quel tribunale serviva un bacino di utenza di oltre 200mila abitanti, che il servizio copriva non solo Schio, ma l’intero Altovicentino, la richiesta di tenerlo aperto sarebbe stata presa in considerazione. Se impariamo a proporci come Altovicentino, unendo le forze, acquisendo un’identità territoriale che scavalchi quelle dei singoli comuni, andremo verso il futuro che è quello delle città metropolitane. La politica è l’arte di avere idee diverse e sapere comunque, costruire un percorso comune.
Questo discorso è sempre stato alla base del suo pensiero, anche quando era sindaco. Questo percorso di aggregazione dei comuni che insieme diventano più forti e più autorevoli è davvero possibile?
E’ in corso, ma è al momento balbettante perchè qualche sindaco va per i fatti propri e non riesce a fare cordata, sacrificando il territorio in nome di ideologie, che non giovano e creano divisioni.
Torniamo alla sua candidatura, lei è stato voluto fortemente dal suo partito, ma c’erano altri papabili….
Si, c’erano i nomi di Luigi Dalla Via, ex sindaco di Schio e quello di Emilia Laugelli. Le posso assicurare che ci ho riflettuto tanto e solo dopo aver ricevuto l’incoraggiamento del mio collega, ma soprattutto amico Dalla Via, mi sono deciso ad affrontare questa sfida.
Quanto ha inciso in questa scelta la disfatta del Pd alle scorse amministrative sceldensi con la vittoria di Valter Orsi?
Dalla Via è un ottimo amministratore, forse gli manca un pizzico di carisma che serve per galvanizzare le folle. Probabilmente è mancata la giusta comunicazione con gli scledensi. In politica non si sceglie il migliore, ma chi ha più possibilità di vincere.
Correranno per Alessandra Moretti a queste regionali anche due personaggi ‘di spicco’ dell’Alto Vicentino come la thienese Gabriella Strinati e l’ex sindaco Alberto Neri di Valdagno….
Io sono il candidato più forte perchè ho un partito vincente alle spalle e dalla mia parte tante amministrazioni locali. Non sono loro i miei antagonisti perchè corriamo nella stessa direzione: l’obiettivo è quello di vincere il Veneto.
Quali sono per lei le falle della Regione Veneto?
Assenza di un piano generale di sviluppo. Visione delle infrastrutture parcellizzata. Non possiamo parlare di Valdastico Nord senza parlare di Ferrovia. Nel settore manifatturiero non c’è stata una regia capace di far dialogare le parti sociali, di creare progetti a lunga gettata con il coinvolgimento dell’imprenditoria e delle università. Ci sono stati fin’ora solo interventi a spot. Servono progetti seri e concreti che assicurino la ripresa occupazionale , pensare ai giovani, la possibilità di formare e trattenere i cervelli veneti che sono costretti alla fuga per l’assenza di strategie a lunga durata, studiate e mirate. Non possiamo continuare ad assistere alla depauperazione delle nostre risorse intellettuali.
E’ di qualche giono fa, la notizia del calo della sanità veneta nelle statistiche nazionali. Un tempo era considerata l’eccellenza…
Vanno assolutamente risollevate le sorti e recuperare quella qualità che aveva portato il Veneto in vetta alla classifica per quanto riguarda i sistemi sociosanitari. Vede, fin’ora, si è amministrato preoccupandosi di gestire il consenso popolare piuttosto che concentrarsi sulla costruzione del Veneto del Futuro.
Quando nel panorama della politica italiana si affacciò il nome di Renzi, lei si dichiarò subito un suo sostenitore. Lo dichiarò un vincente e Renzi è diventato il Presidente del Consiglio. L’ha delusa in qualcosa?
No, continuo a credere in lui perchè gli va riconosciuta la capacità di aver accelerato il processo delle riforme che servono al nostro paese, ma soprattutto la capacità di ridare fiducia agli italiani.
Ci sarà qualcosa che non le piace di lui….Non so, se fosse il suo consigliere, una sorta di fratello maggiore, cosa gli direbbe?
Di essere più sobrio. Di andare più rilassato alle direzioni del Pd e farsi ogni tanto una sana risata con Bersani
Poche parole per descrivere l’aspirante governatore del Veneto Alessandra Moretti….
Coraggiosa, ma soprattutto generosa nel rinunciare alla poltrona conquistata a Bruxelles per lanciarsi in questa sfida, credendo nel suo Veneto.
Natalia Bandiera