“Provino a tagliare un solo euro alla sanità veneta e mi troveranno personalmente steso di traverso sulla strada che vogliono percorrere di distruzione della sanità in Italia, in particolare dove, come in Veneto, ogni euro risparmiabile è già stato risparmiato senza aspettare i superesperti di turno. Qui da noi ridurre ancora la spesa equivarrebbe inevitabilmente a tagliare l’assistenza agli utenti. Ci pensino bene, prima che possa mettersi in moto una vera rivolta”.
E’ molto dura, “senza alcun margine di trattativa”, la posizione del Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia rispetto all’ipotesi di nuovi tagli alla sanità nazionale per 3 miliardi di euro che si sta materializzando in queste ore.
Rivolgendosi la Presidente del Consiglio Matteo Renzi, Zaia annuncia l’invio di una tabella “talmente chiara che, se solo avrà la bontà di studiarla, gli farà capire i molti perché del nostro totale, secco, immodificabile no. E ci sia permesso di dubitare seriamente sull’ennesima promessa che i tagli non saranno lineari. Sinora infatti – incalza Zaia – la mannaia è caduta sulla sanità in maniera assolutamente non selettiva, colpendo prima di tutto chi ha già razionalizzato”.
“Il giochino perfido è finito – aggiunge Zaia – perché attuare un taglio in certi territori è facile come bere un bicchier d’acqua; farlo qui da noi avrebbe conseguenze facilmente immaginabili: il taglio dei servizi alla gente, perché qui il grasso che cola e gli sprechi li abbiamo eliminati da tempo. Il Governo vuole ridurre la sanità italiana come tante altre nel mondo dove prima di misurarti la pressione ti chiedono la carta di credito e fanno il benefondi? Ci sta riuscendo perfettamente, ma presentando un conto altissimo ai cittadini: la perdita del diritto costituzionale alla salute”.
Zaia indica poi alcune voci di spesa che confrontano la situazione nel Veneto con quella in altre aree del Paese, dove i costi per alcune prestazioni raggiungono il + 650% , + 530%, +200%, fino a un minimo di +40% per la ristorazione. E la voragine riguarda sia materiali banali come le garze, sia di alta tecnologia, come gli stent coronarici.
Per fare solo qualche esempio: in Veneto bende e rulli di garza idrofila costano 0,04 euro a confezione contro 0,19 euro (+650%) altrove; uno stelo femorale per un impianto primario in ortopedia costa in Veneto 187,46 euro e in giro per l’Italia si arriva a spendere il 630% in più; uno stent coronarico che il Veneto paga 196,56 euro, altrove costa il 200% in più. Aumenti del 100% rispetto ai costi veneti si registrano anche sui servizi di pulizia, per un’agocannula, per una fiala di epoetina; per il vaccino contro il papilloma virus.
“Renzi e il Governo di Roma – conclude Zaia – tengano ben presente questi dati e troveranno in men che non si dica dove recuperare ben più di tre miliardi da risparmiare. A meno che non preferiscano che qui chiudiamo reparti e compriamo siringhe, cerotti, stent e filo in qualche spaccio tarocco cinese”.