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Sanità, Gruppo Pd Veneto: “Nessun recupero su liste d’attesa. Serve prorogare Usca e bloccare emorragia medici e infermieri”.

“A dispetto di quanto aveva annunciato l’assessore Lanzarin, lo scenario relativo al recupero delle liste d’attesa in Veneto è desolante. Ormai gli utenti, se tutto va bene, devono attendere il 2023 per effettuare una visita ed è poco consolatorio il fatto che le difficoltà siano generalizzate a livello nazionale perchè spetta innanzitutto alla Regione occuparsi del problema, prima di fare annunci che deludono le attese”.

La presa di posizione è dei consiglieri regionali del PD Veneto che hanno presentato, prima firmataria Anna Maria Bigon, una mozione con la quale si impegna la Giunta “ad adottare in via eccezionale un provvedimento che preveda la proroga fino al 31 dicembre 2022 delle attività delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA), come già accaduto in altre Regioni come Emilia-Romagna, Sardegna e Marche”.

“La nuova ondata di contagi rende indispensabili queste figure. Ma al momento l’unica soluzione messa in campo è quella di dare alle Ulss la possibilità di sottoscrivere contratti di libera professione da 30 Euro l’ora e non più 40 ai medici che facevano parte delle USCA o altri, per assolvere alle medesime funzioni. La prevista riduzione del compenso orario del 25% potrebbe rendere poco attrattiva la sottoscrizione dei suddetti contratti, e in tutti i casi – evidenziano Bigon, Possamai, Camani, Montanariello, Zanoni e Zottis – la Regione sembra intenzionata a far ricadere il carico di lavoro finora svolto dalle USCA sulle spalle dei medici di Medicina Generale che operano con sempre più difficoltà sul territorio. Se tutto questo si somma alle numerose zone ancora carenti di medici di base e alla mancanza di programmazione, sarà inevitabile un ulteriore peggioramento della qualità dei servizi di medicina territoriale”.

Secondo gli esponenti dem “siamo di fronte ad una logica da continuo ribasso attuata dalla Giunta. Questo, al tempo stesso, spiega anche il fenomeno della fuga di medici ed infermieri dalla sanità pubblica regionale malgrado le risorse ricevute dal livello nazionale che potevano essere destinate al miglioramento delle condizioni salariali e lavorative degli operatori e per una maggiore appetibilità di questi ruoli di grande delicatezza e fatica. E questo spiega lo stallo attuale delle liste d’attesa con conseguenze in termini di mancata prevenzione che tornerà come un boomerang dal punto di vista delle malattia e di crescenti costi per le cure”.

Comunicato Stampa

La replica dell’assessore Lanzarin

Penso che i consiglieri del PD stiano prendendo un granchio. L’attività di recupero delle prestazioni è iniziata l’8 febbraio scorso. È da cinque mesi che il personale sanitario sta lavorando per recuperare prestazioni ambulatoriali, interventi chirurgici e attività di screening. Di questo non possiamo che ringraziare gli operatori per il grande lavoro. Pur tenendo conto che il dato effettivo lo avremo tra dieci giorni l’andamento dell’attività ci porta a valutare il superamento di oltre la metà delle attività da recuperare, ossia 250.000 prestazioni”.

Così l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, replica alla presa di posizione del Gruppo consiliare del PD a Palazzo Ferro Fini, in cui viene negato il recupero delle liste d’attesa e si chiede di prorogare le USCA.

La Regione – sottolinea l’Assessore – monitora in modo sistematico l’andamento delle liste d’attesa e l’attuazione a livello aziendale del Piano di recupero di cui si è tempestivamente dotata già a settembre del 2020, aggiornandolo progressivamente, al fine di attuare ulteriori interventi. I diversi provvedimenti di aggiornamento si sono resi necessari per fronteggiare l’andamento epidemiologico e le diverse fasi della pandemia. Così è stata data una risposta assistenziale più rapida ai pazienti in lista di attesa attraverso diverse strategie incentivanti. Nello specifico, tra le diverse azioni, è stata prevista sia la possibilità per i professionisti delle Aziende pubbliche del Servizio Sanitario Regionale di accedere a meccanismi incentivanti quali l’acquisto di prestazioni sia attraverso la possibilità per le Aziende di instaurare nuovi contratti”.

Riguardo le USCA, l’assessore Lanzarin aggiunge: “Sono cessate per effetto di norma nazionale il 30.06.2022. Nell’attuale contesto epidemiologico al fine supportare l’attività di risposta sanitaria assistenziale sul territorio la Regione ha comunque garantito alle Aziende sanitarie la possibilità, nelle forme contrattualmente previste dalla norma, fino al 31.12.2022 di conferire incarichi autonomi e libero professionali, anche di collaborazione coordinata e continuativa, nonché di incarichi di continuità assistenziale. Alcune Regioni, in analogia con quanto fatto dalla Regione Veneto, hanno approvato dei provvedimenti per garantire la continuità delle attività sanitarie sul territorio tra cui l’Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Queste regioni hanno usato gli stessi strumenti nostri perché è la via imposta dalla legge e altro non potrebbero fare. La Regione Sardegna, invece, a statuto speciale, ha potuto legiferare emanando una legge regionale per garantire la continuità delle attività delle USCA. Questo dovrebbe fare riflettere i Consiglieri del PD sulla differenza prodotte dall’assenza di accesso all’autonomia per tutte le regioni”.

Relativamente alle USCA, da aprile 2020 la Regione del Veneto ha erogato oltre 40 milioni di euro in compensi a Medici USCA per garantire l’attività di contrasto all’infezione e di gestione assistenziale sul territorio regionale. conclude Lanzarin, replicando anche ad altre polemiche contenute nella presa di posizione del PD -. Nei periodi più intensi della pandemia sono stati conferiti dalle Aziende sanitarie incarichi a 583 Medici USCA. È innegabile che l’attrattività e l’operatività delle USCA, se da un lato ha contribuito a rendere sopportabile il carico più pesante del COVID, dall’altro ha contribuito ad alimentare la carenza di professionisti nel contesto della medicina generale che ad oggi per il 2022 annovera nel territorio regionale 701 zone carenti di assistenza primaria, nonostante la disponibilità in graduatoria di medicina generale di ben 607 Medici”.