L’assessore di Schio Antonietta Martino lancia la proposta: “Se ogni Comune adottasse una famiglia Rom il problema sarebbe risolto” Che cosa ne pensano i sindaci dell’Alto Vicentino? Potrebbe essere una soluzione? Tra chi accoglie la proposta e chi la rifiuta a suon di ordinanza, il focus si sposta su un altro aspetto: e se fosse culturale la questione?
“Io l’ho proposto tempo fa. – esordisce il sindaco di Santorso, Pietro Menegozzo – Noi abbiamo già le nostre famiglie, si sono stabilizzate e hanno i bambini che vanno scuola e al catechismo. Occorre conoscere il problema nello specifico perché i nomadi dell’Alto vicentino sono italiani e non sono Rom, e affrontarlo dal punto di vista pratico. Nel 2006 quando il problema era colossale è stato in parte risolto con l’impegno di alcuni comuni. Quindi va bene la proposta dell’assessore di Schio: perché le famiglie nomadi dell’Alto Vicentino sono cittadini italiani. Un altro discorso si fa con le carovane arrivate a San Vito”.
Erano 17 le carovane arrivate giovedì scorso a San Vito, fatte ripartire poi già venerdì e l’altra sera, ne sono spuntate altre 6. “Il punto – spiega il sindaco di San Vito di Leguzzano Antonio Dalle Rive – è che queste persone non sono locali. Sono un gruppo anche abbastanza benestante, come si vede dai mezzi, tutti italiani e provenienti dalla Calabria e Sicilia e che da un anno oramai girano per i nostri paesi, tanto che abbiamo previsto la chiusura della zona industriale non edificata. Noi abbiamo già la nostra famiglia, è fissa da diversi anni, risiede nella zona industriale e i loro cinque bambini vanno a scuola. La cosa funziona anzi, danno un occhio anche ai camion parcheggiati nei cortili delle imprese e gli industriali non si sono mai lamentati. Il problema degli ultimi mesi è la presenza di questo gruppo sconosciuto che sta dando preoccupazione perché effettivamente non si capisce di che cosa vivano. Per chi desta preoccupazione come in questo caso, allora scatta l’ordinanza”.
Piovene Rocchette risponde all’assessore Martino con una controproposta: “Ogni comune – dice il sindaco Maurizio Colman – adotti la mia ordinanza del 2005 e il problema sarà risolto. È ancora affissa in giro per il territorio e ancora valida: mi è costata l’iscrizione sul registro degli indagati però sono stato dichiarato innocente perché l’accusa non sussiste. Ho seguito una strada opposta e sono arrivato ad un traguardo certo, con ordinanze fatte bene e fatte rispettare. La mia vieta il campeggio su tutto comune, in aree pubbliche e private. Ho vietato il nomadismo. Un mio cittadino rispetta le regole per ciò che deve fare, non capisco perché ad altri cittadini non devo far rispettare le regole”.
E se invece fosse una questione culturale? Se si dovesse andare a lavorare su questo aspetto, capire cosa ne pensano le famiglie nomadi e cercare un punto d’incontro?
Breganze: “Soltanto una famiglia – racconta il sindaco Silvia Covolo – si è integrata perfettamente, è residente, attualmente vive in una roulotte, ma spera in un affitto, il padre lavora e i figli vanno a scuola, frequentano la biblioteca e praticano sport. È stato il loro atteggiamento e la loro buona volontà ad aiutarli a stabilizzarsi. Purtroppo però devo constatare che non esiste una soluzione al fenomeno “nomadi”: noi, pur avendo adottato prima le ordinanze del “pacchetto sicurezza”, poi ritirato, e ora l’attuale regolamento di polizia urbana, che vieta l’accampamento e l’accattonaggio, continuiamo ad ospitare in modo pressoché permanente varie famiglie. Sono in aree private, sono aiutati delle associazioni solidaristiche ma, continuano con episodi di accattonaggio e richieste di elemosina, nonostante anche le numerose multe. I cittadini confidano di non trovare giusto che intere famiglie possano vivere di assistenzialismo anziché lavorare e darsi da fare. Però, ripeto, non c’è rimedio. Se le varie famiglie fossero dislocate su più Comuni, forse sì, come sostiene l’assessore Martino, anche Breganze potrebbe alleggerire il carico”.
Il dato. Il Consiglio d’Europa stima in 11 milioni e 155 mila i nomadi. In Italia le stime (Ministero dell’Interno, Anci, Comunità di Sant’Egidio, Opera Nomadi) oscillano tra 130 e 170 mila, circa lo 0,3%. La metà sono cittadini italiani, gli altri sono della ex Jugoslavia, della Romania e in misura minore della Bulgaria.
Marta Massignan
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