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Possamai da Roma: “Lo sconfitto è Salvini, ma la politica ha fallito”

“La politica è in crisi profonda, il vero grande tema che emerge dall’elezione del presidente della Repubblica è ridisegnare il ruolo della politica, perché così la situazione è ingestibile”.

All’indomani della ri-nomina di Sergio Mattarella a presidente della repubblica, il vicentino Giacomo Possamai, Grande Elettore del Pd tra i rappresentanti regionali, si fa un esame di coscienza.

Scagiona senza dubbi il suo partito, che “con il solo 12% degli elettori non aveva i numeri né la forza per guidare il processo”, ma non si nasconde sulle gravi responsabilità dei rappresentanti istituzionali, che mai come in questo contesto sono usciti pesantemente sconfitti.

“Sergio Mattarella è stato un grande Presidente della Repubblica in questi sette anni e continuerà a svolgere il suo ruolo al meglio. Ma non ci devono essere trionfalismi da parte della politica– ha commentato – L’intesa trovata sul chiedere a Mattarella un secondo mandato è un segno lampante e preoccupante della difficoltà della politica nell’individuare una figura nuova all’altezza del ruolo”.

Possamai sottolinea la responsabilità maggiore (ed evidente) nel processo di hara kiri del mondo politico italiano di Matteo Salvini, leader della Lega, che dopo aver bruciato sulla graticola nomi di spessore, ha ripiegato in quattro e quattr’otto su quella che, fin da subito, era apparsa come l’unica possibilità di proseguire “per il bene degli italiani”, con il governo Draghi.

Un governo tecnico, nominato, tanto per cambiare, per sopperire alle incapacità di gruppi politici che di fare il loro lavoro sembrano non essere capaci.

“E’ evidente la sconfitta della linea di chi voleva fare il kingmaker ed eleggere un presidente della Repubblica a colpi di maggioranza – ha evidenziato il consigliere regionale Veneto, eletto con numerosi voti nell’Alto Vicentino – Fare di testa propria e chiudersi al dialogo, mentre si cerca di eleggere il nuovo capo dello Stato, è miope e non poteva portare a nulla se non al caos di questi giorni. La buona notizia è che con Sergio Mattarella possiamo sentirci al sicuro e il Paese potrà proseguire il percorso intrapreso con Mario Draghi a Palazzo Chigi: in questo momento avremmo pagato a caro prezzo l’instabilità e la caduta del Governo”.

La sconfitta della politica e i selfie degli incompetenti

Il vero grande sconfitto che è emerso nel contesto delle elezioni del presidente della Repubblica è il mondo politico, con i suoi ministri, onorevoli, deputati che non perdono occasione di farsi selfie immortalandosi in momenti di ordinaria amministrazione senza nemmeno rendersi conto che, farsi vedere mentre votano un presidente che non voleva più fare il presidente significa immortalare un momento di assoluta personale incompetenza.

“Il vero grande tema è la sconfitta della politica – ha sottolineato Possamai – La politica è in crisi profonda, per cui non è riuscita ad individuare una soluzione ‘politica’ per la Presidenza del Consiglio negli ultimi 4 anni. E la stessa cosa è capitata anche su Sergio Mattarella, anche se lui è un politico: la situazione di frammentazione totale del Parlamento e di difficoltà profonda nel dialogo tra i leader ha portato ad una situazione ingovernabile. Anche se questa stavolta non sono tutti uguali: c’è chi ha giocato per settimane a dire che voleva imporre il suo Presidente, prima con Silvio Berlusconi e poi con le varie proposte di Matteo Salvini in questi giorni. Noi avevamo solo il 12% degli elettori, non avevamo la forza per guidare il processo. È stato stato grave dover chiedere un sacrificio come questo a Sergio Mattarella. Ma non è vero che le responsabilità sono tutte uguali. In questo caso, a trascinarsi nella discussione di questi giorni, è stata una deliberata scelta di Matteo Salvini. Lui ha proposto un nome dietro l’altro e li ha bruciati tutti. Enrico Letta (leader del Pd) ha provato già dalle settimane scorse a dire che serviva un nome condiviso da subito. E invece gli altri hanno voluto provare a forzare. La consolazione è che questa soluzione lascia una persona seria ed affidabile al Quirinale e consente al premier Mario Draghi di continuare a lavorare. Ma è evidente che è un ulteriore colpo alla credibilità della politica”.

Anna Bianchini