Crede nella non-abolizione delle province. Non tanto perché è il commissario di quella di Vicenza, ma perché a suo dire, ‘dietro le province c’è un risparmio economico che nessuno si immagina’.
Attilio Schneck, quando sente parlarei politici che in questi giorni, sono alle prese con i loro spot elettorali e parlano di abolizione delle province, si innervosisce. Ma a differenza di quando gli saltano i nervi e liquida l’avversario con un’alzata di spalle, questa volta scende nel dettaglio per spiegare ciò che, secondo lui, ogni amministratore o candidato a tale, dovrebbe sapere.
Commissario, può spiegarci perchè tenere in piedi le Province significa far risparmiare i contribuenti?
Chi propone l’abolizione delle province si riempie la bocca per fare colpo sulle masse, ma nella realtà dimostra di non conoscere la macchina amministrativa, i contratti le prerogative e i costi dietro di essa.
Si può spiegare meglio?
Ad esempio, il contratto di lavoro per i dipendenti regionali supera del 23% quello dei provinciali. Con l’eventuale abolizione delle province e l’assorbimento dei contratti nelle Regioni, per pari categorie il costo aumenta di questa percentuale, con un rialzo di spesa di ben 700 milioni annuali per le Regioni. Soldi che pagherebbero i cittadini.
Altri esempi?
Prendiamo la gestione del trasporto pubblico. Se fosse diretta dai comuni ognuno vorrebbe gli orari migliori per agevolare studenti e lavoratori. L’unica soluzione sarebbe introdurre nuovi mezzi e relativi costi e anche qui la spesa ricadrebbe sui cittadini. Con la gestione provinciale si rende più efficace quello che si ha, si possono coprire più comuni e si razionalizza la spesa. La conseguenza è un notevolissimo risparmio. Ci sono tante voci comunque sulle quali c’è un risparmio economico significativo tra la gestione provinciale piuttosto che comunale.
Quindi secondo lei chi propone l’abolizione delle province non conosce questi retroscena?
Mi sembra evidente. Il fatto è che va benissimo che un giornalista, un impiegato, uno studente, o comunque una persona che non fa politica, non conosca queste cose. Ognuno deve avere le sue competenze. Quello che non accetto è che un amministratore o un candidato che ambisce ad avere un ruolo e una ‘ poltrona’ non le conosca. Chi vuole amministrare deve assolutamente essere competente in materia. Deve conoscere i contratti, le percentuali, i doveri e le problematiche che la gestione amministrativa comporta. Si tratta di soldi pubblici. E’ inaccettabile tale ignoranza.
E l’abolizione e/o accorpamento dei piccoli comuni come la vede?
Non va bene nemmeno quella. Intanto ricordiamo che gli amministratori dei piccoli comuni sono dei missionari nel vero senso della parola. Lo fanno per senso civico e sicuramente non per soldi. A parte questo, le esigenze dei comuni sono varie e spesso rappresentano una necessità puramente locale. Per ottenere soluzioni veloci e rapide delle piccole questioni, che per quel comune sono in realtà di vitale importanza, ci vuole chi se ne fa carico con vigore.
Parlando di amministrazione a livello generale, si parla tanto di sperperi del danaro pubblico. Da noi si dice che è perché siamo ‘nelle mani della poja’. Condivide?
Dico che la conoscenza della macchina amministrativa è fondamentale per essere un buon amministratore. Io posso fare quello che più mi pare con i miei soldi personali, come tutti del resto. Ciò che non posso assolutamente fare come amministratore è sperperare il danaro della gente. Se non conosco leggi, contratti, regolamenti, bilanci, accordi e chi più ne ha più ne metta, rischio di fare manovre che generano sperperi. Occorre attenzione!
Quindi secondo lei molti che si buttano in politica sono degli impreparati
Assolutamente sì. Alcuni sono preparati, ma altri no. E questo è un rischio enorme per i cittadini che pagano con il loro portafoglio la gestione di tutto.
Anna Bianchini