Durante la riunione di quartiere il Comitato del Centro di Thiene ha richiamato all’attenzione dei presenti e dell’amministrazione comunale la questione degli immobili fatiscenti presenti a Thiene, causa di cattiva immagine oltre che possibile rischio per la pubblica incolumità.
Una mappatura di pochi mesi fa ha rilevato che a Thiene sono circa 400 gli immobili in stato di grave degrado con oggettivo rischio di crollo. Con l’intento che questi non restino numeri sulla carta il presidente del Comitato di quartiere del centro Alberto Vecelli chiede un maggior impegno all’amministrazione comunale, affinché tenda una mano a quei proprietari che in un momento di contrazione economica non hanno le risorse per sobbarcarsi un impegno, reso esoso anche dai costi di costruzione richiesti dall’amministrazione comunale stessa.
Fabbricati che attirano su di sé ulteriori balzelli che rispondono al nome di Imu e Tasi, rese ancor più gravose quando l’immobile non è prima casa. Da qua parte la proposta del Comitato all’Amministrazione Comunale verso quei proprietari che intendono investire su interventi di recupero edilizio “Scomputare o agevolare le tasse comunali o quanto meno ridurre l’incidenza dei costi di costruzione, che risultano essere spesso salati” chiede Vecelli .
In soldoni per taluni immobili gli interventi vengono resi più vantaggiosi tramite la ristrutturazione dell’edificio (con demolizione e ricostruzione), affrancandoli dalla rigidità del restauro conservativo, mentre per altri vengono consentiti gli interventi più significativi. Nonostante ciò a fare un bilancio negli uffici comunali hanno fatto presto, perché nonostante gli incentivi introdotti con mirate varianti alle norme tecniche attuative, ben pochi sono stati i progetti presentati che hanno poi visto l’inizio effettivo dei lavori.
Ma sulla questione dei costi di costruzione l’amministrazione comunale non cede un millimetro, specificando che a Thiene viene applicato il parametro minimo di Legge, restando in attesa di una sentenza del Consiglio di Stato in merito alla possibilità di adeguare e chiedere conguaglio del balzello a chi casa se l’è sistemata negli anni passati. Per le attività in essere ora il Comune chiede la riscossione del costo, mentre per quelle chiuse ha congelato il conteggio dell’ipotetico conguaglio. Una situazione tutta all’italiana, causa anche di un’inerzia regionale, che lascia un grosso punto interrogativo su quello che rappresenta l’input, o meno, al singolo privato l’avvio dei lavori sistemarsi casa.
Morale di una favola troppo reale e stagnante. Dal punto di vista burocratico l’Amministrazione Comunale ritiene di aver usato gli strumenti necessari per agevolare gli interventi di recupero del patrimonio, facendo attenzione a non superare i limiti che la legge e gli strumenti urbanisti impongono. La ‘questione soldo’ è sempre stata e resterà un affare del cittadino che si ritrova ai piedi di un immobile che non riesce a sistemare, che credeva potesse essere una risorsa e che rappresenta più che altro un bancomat per pagarne le tasse di competenza.
Paola Viero