E’ Giampi Michelusi il nuovo sindaco di Thiene, eletto con il 58,52%.
A decretarlo i thienesi che gli avevano fatto sfiorare la vittoria al primo turno fermando la sua corsa al 49,23%. Bassa l’affluenza, inchiodata ad un 38,57% che la dice lunga.
Quindici giorni di campagna elettorale di basso di livello, basata molto più sull’attacco che sulla differenza come valore. Non ha premiato la campagna di contrapposizione tra destra e sinistra su cui si è fondato il lavoro di Manuel Benetti. Quest’ultimo risulta comunque vincitore morale smarcandosi, almeno nei modi, da una campagna elettorale fatta anche nel suo campo di insulti, minacce, schegge impazzite sul web e candidati che alla loro primissima esperienza politica hanno avuto la sfrontatezza di oltraggiare anche personaggi dal curriculum fatto di trentennali esperienze a servizio della comunità.
Non era lo stile che avrebbe voluto Manuel Benetti che è stata forse la prima vittima di chi non ha ascoltato il suo invito a darci un taglio, ad abbassare i toni e a tirare dritto. Niente da fare: i suoi cecchini si sono stati posizionati sul ‘tetto’ di Thiene pronti a sparare in faccia anche a chi osava solo fare una foto con l’ormai ex sindaco Giovanni Casarotto.
Destra, sinistra: i thienesi non sono stati convinti dal motto urlato sin dalle prime battute di una campagna elettorale, scarsissima di programmi convincenti e mai troppo sviscerati. “Non consegniamo la città alla sinistra” il leitmotiv di questi mesi in cui i candidati si sono ossessivamente concentrati su un dualismo ideologico che non solo alla città, ma agli italiani in genere non importa ormai più.
La denigrazione dell’idea che non coincide con la tua, come se non essere leghista o comunque di centrodestra fosse motivo di vergogna. Questo senza invece comprendere che spesso anche se sei di destra, può semplicemente non piacerti il candidato e quindi operi una scelta sulla persona.
Giampi Michelusi è stato votato da moltissimi leghisti che non lo possono dichiarare apertamente ma che ti spiegano anche perchè se prometti di non rivelarlo. Una crisi di partito e di area più che decennale: urlare un’unione del centrodestra volendolo far apparire unito quando Giulia Scanavin con appena due mesi di lavoro alle spalle ha arraffato oltre il 13% di preferenze molte delle quali proprio ‘a destra’, non ha mai portato la coalizione di Benetti a fare una seria riflessione.
Riflessione che, con il risultato di stasera e Michelusi pronto ad indossare l’ambita fascia tricolore, potrà solo maturare nei prossimi cinque anni.
Natalia Bandiera
Marco Zorzi