A poche ore dalla manifestazione organizzata a Sarcedo dal gruppo liberi cittadini ‘Prima Noi’ di Alex Cioni e da altri attivisti di centro destra a seguito della notizia dell’arrivo di 50 profughi in paese, il sindaco Luca Cortese ha organizzato quasi all’ultimo minuto una riunione con la cittadinanza per tentare di sedare più dubbi possibili. E, forse, anche per gettare acqua sul fuoco di una protesta che potrebbe avvelenare molti animi.
Potenza del tam tam, i cittadini sono accorsi a decine al centro culturale in piazza Vellere tanto che Cortese, microfono alla mano, è stato costretto ad argomentare in corridoio, in modo che potessero sentire anche le numerose persone rimaste fuori dalla sala riunioni, ammassate in ordine lungo le pareti.
‘Non fatevi strumentalizzare – ha detto il primo cittadino durante il suo intervento – perché non è qui a Sarcedo che dovete andare a manifestare, ma in prefettura. E’ là che deve andare chi vuole protestare seriamente, non in via 1° maggio. Non voglio che passi il messaggio che Sarcedo è un paese razzista, mi rifiuto di sentire questo. Dobbiamo tutelare il buon nome di questa città. E per fare questo mi serve il vostro aiuto’.
Cortese ribadisce ai presenti le motivazioni che li hanno portati tutti lì, in piedi, ad ascoltare le parole del loro sindaco. ‘Con i 7 richiedenti asilo già arrivati a Sarcedo – ha spiegato il primo cittadino – per i quali abbiamo fatto un accordo di collaborazione con la cooperativa che li gestisce, è stato fatto un lavoro apprezzabile, e la gente lo ha capito, ma è chiaro che se arrivano in paese altre 50 persone manderanno in fumo un progetto che funziona da mesi, che è la vera messa in pratica del protocollo d’intesa per l’accoglienza diffusa nel territorio. Io ho firmato per questo che considero un atto di solidarietà verso tutto il Veneto ed i suoi sindaci, con il prefetto precedente, ancora a settembre del 2015. Non è stato facile firmarlo, ma ho giurato di rispettare la legge con lo scopo di evitare proprio il business dell’accoglienza. E stipare 50 persone in un fabbricato che potrà sì e no accoglierne 10, questo è solo business’.
Il malcontendo ed il senso di impotenza dei presenti si taglia però con il coltello. Non tanto contro l’amministrazione, ma contro un potere centrale rappresentato dal prefetto, visto da tutti come ostile e lontano, nemico dei cittadini e del sindaco stesso. Anche se al momento l’arrivo dei 50 profughi è sospeso perché il neo prefetto Umberto Guidato, come riporta Cortese, ‘si sta prendendo del tempo per decidere’, nessuno crede ad un suo cambiamento di rotta, e tutti chiedono a più riprese: e se arrivano, che facciamo, come li gestiamo?
‘Non può essere un solo sindaco – ha spiegato alla fine Cortese – a caricarsi di questo problema. Se, come spero, abbiamo bloccato l’arrivo di questi migranti, lo dobbiamo forse anche al fatto che fino a ieri non abbiamo voltato le spalle a chi ci chiedeva solidarietà, non come quei comuni che hanno rifiutato di firmare il protocollo d’accoglienza e che si meriterebbero questo trattamento al posto nostro. Deve essere l’intero territorio dell’Alto Vicentino, rappresentato dai sindaci dei 3 o 4 comuni più significativi, e non Sarcedo, a portare e difendere le nostre istanze in prefettura. Con i 32 sindaci del territorio stiamo lavorando proprio per raggiungere questo risultato a breve’.
Marta Boriero