‘La classe politica difende il Project financing nella sanità del Veneto, ne apprezza il suo utilizzo come forma di finanziamento privato delle opere pubbliche. Sarà uno strumento utile, ma a pagarlo sono i cittadini, quelli fortemente tassati, i veri ed unici soggetti chiamati a ripianare i debiti di costruzione delle strutture realizzate ed i costi sempre crescenti delle concessioni pluriennali ed esclusive. E guai a lamentarti, ti arrivano i colpi di ‘cialtrone’ di un presidente della Regione Zaia, che non ti consente nemmeno di lamentarti di servizi sempre più carenti’.
La Cordata non ha perso il suo obbiettivo e torna a farsi sentire alla luce del ‘mistero’ su un project che qualcuno aveva promesso di fare vedere, ma che è ancora tenuto in fondo ad un cassetto.
‘Resta per noi incomprensibile anche il fatto che, a tutt’oggi, molti conti dell’Azienda n. 4 Altovicentino ancora non tornino: non solo dal punto di vista finanziario, ma anche procedurale e di controllo ispettivo. Se, infatti, la sensazione di un costante abbassamento del livello di qualità nell’assistenza sanitaria pubblica così come avvertita dai pazienti è difficilmente quantificabile, appare invece drammaticamente tangibile la quantità degli interventi volti a fronteggiare situazioni di emergenza. Ripetuti black-out elettrici, allagamenti di interi reparti; cantierizzazioni per ritinteggiature di mura; rifacimenti per tentare di risolvere le difficoltà riscontrate nella sanificazione delle sale operatorie; vetrate cadenti e la conseguente costruzione di pensiline anti-caduta; il rifacimento delle scalinate esterne e delle pedane per disabili: questo e non solo, purtroppo, per quanto riguarda il pubblicamente noto. Non tutto infatti giunge all’attenzione della stampa ed i tanti esposti o segnalazioni sembrano ancora dormienti presso Corte dei Conti o Procure’.
‘Dopo l’incontro avuto tre mesi fa con il nuovo dg Giorgio Roberti – promette il gruppo La Cordata – è nostra intenzione oggi continuare nella nostra opera di vigilanza attenta e costruttiva. Dopo le pubbliche dichiarazioni rilasciate da quest’ultimo successivamente al black-out del 21 giugno scorso, secondo le quali egli intende “vederci chiaro su quanto si ripete all’ospedale di Santorso ormai da troppo tempo”, sarebbe buona cosa passare dalle parole ai fatti; le promesse fatte a voce, oramai, non bastano più a rassicurare le persone. Sono infatti passati poco più di dieci giorni dall’ultimo, l’ennesimo caso di black-out elettrico all’Ospedale di Santorso.
‘Un episodio inquietante: si è rischiata anche la morte di un paziente già in sala operatoria (salvato solo dalla professionalità del personale medico), vogliamo dare il nostro contributo alla riflessione avviata e basata sul come “vederci chiaro”, iniziando con delle semplici e quanto mai essenziali domande: sono mai state applicate ad oggi le penali previste dal contratto e relative ad eventuali disfunzioni o malfunzionamenti nell’erogazione dei servizi soggetti a canone?
Come poche persone sono a conoscenza di un sistema di penali legato alla gravità degli episodi e di un presunto automatismo nella loro applicazione, altrettanto poche sanno che in un documento ufficiale datato 8 febbraio 2012, la stessa Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici aveva segnalato con preoccupazione il fatto che non sono previsti meccanismi di penalità applicabili al concessionario. Dipenderebbe dalla gravità del fatto. E chi ci tutela e paga questa penalità?
Addirittura il contratto prevede “di procedere alla risoluzione parziale della convenzione di concessione, limitatamente al servizio deficitario , ma qual è il ruolo svolto attivamente dall’Ulss in questo senso?
Quali criteri qualificano come “grave” un disservizio?’
La Cordata invita tutti i fruitori dell’Ulss 4 a denunciare tutto quello che non va bene all’interno dei servizi. ‘Non abbiate paura di farlo – raccomanda il gruppo – sulla Salute non si discute’.