Nel duello tutto leghista per la poltrona di Segretario provinciale l’ha spuntata Antonio Mondardo, il commercialista ex sindaco di Grancona ed ex assessore provinciale, che ha portato a casa il 54% dei voti dei militanti presenti all’Alfa Hotel di Vicenza domenica scorsa. Mondardo, sostenuto dalla vecchia guardia dei “Tosiani”, tra cui Marino Finozzi e Mara Bizzotto, sarà ora chiamato a tirare le fila delle candidature per le imminenti elezioni regionali del 2015. Scopo primario di Mondardo sarà certamente quello di tenere unito il Partito evitando che queste elezioni possano accentuare ancora di più il divario tra le due correnti interne. Sconfitto con onore invece Maurizio Colman della “corrente dei Salviniani”, con il 46% dei voti. L’ex sindaco di Piovene alla fine dello spoglio ha stretto cavallerescamente la mano all’avversario per complimentarsi della vittoria.
Colman, deluso del risultato? Si aspettava di vincere?
Guardi, è difficile da credere, ma se una settimana prima del Congresso mi avessero detto che avrei avuto un consenso pari al 45,6% avrei pensato che mi stessero letteralmente prendendo in giro. Quando si gareggia, lo si fa per vincere, questo mi sembra ovvio, ma in questo caso mi sento vittorioso comunque, e il risultato raggiunto lo devo condividere con tutte le persone che mi sono state vicine e che hanno creduto nella mia persona e nel mio modo di intendere la militanza in Lega, un modo fatto di impegno, di innovazioni e di un pizzico di sana follia che sta nel non considerare irraggiungibili obiettivi importanti.
Rancori verso Antonio Mondardo?
La vittoria è andata sì al mio avversario, ma un secondo dopo la proclamazione è diventato il mio Segretario. Quindi massimo rispetto e massima disponibilità di collaborazione con Mondardo.
Cosa rimane di questo passaggio congressuale?
La possibilità di cimentarmi in questa avventura mi ha dato l’opportunità di incontrare tanti militanti e tanti sostenitori che sono ancora innamorati della Lega. Sentire il loro entusiasmo intatto, come intatta risulta essere la loro voglia di combattere per gli ideali che ci contraddistinguono, è stata una sferzata di energia. Sono convinto che questa voglia di partecipazione non debba essere relegata alla sola giornata del Congresso, ma debba diventare una condizione costante per tutto il popolo leghista.
I numerosi leghisti delusi stanno quindi riprendendo fiducia secondo lei? Basta con le “tessere stracciate”?
Durante il Congresso ho visto il desiderio, da parte di tanti, di poter partecipare direttamente ai lavori, non solo con il voto. Questo potrebbe sembrare in antitesi con la nuda cronaca della giornata congressuale, che ha visto solo tre interventi dal palco, oltre a quelli fatti da me e da Mondardo. Ma le regole in sede di congresso non prevedono un dibattito, solo una esposizione dei programmi dei due candidati, quindi è andato bene così, ma occorre per forza considerare queste spinte. Credo che i nostri militanti chiedano la possibilità di approfondire argomenti che sono connaturati con la nostra azione politica e di poter esprimere le loro considerazioni in merito. In questo senso saranno essenziali i momenti di approfondimento e di studio e successivamente a questi dei “Vox Day” dove poter sentire la voce della nostra militanza, anche al di fuori delle assemblee definite dal nostro statuto.
Uno dei suoi capisaldi al Congresso, e molti l’hanno certamente votata per questo, è la necessità del ricambio della classe dirigente leghista. Continuerà a combattere questa battaglia?
Senza dubbio. Nei prossimi giorni cercherò di incontrare il Segretario Mondardo per illustrare queste mie considerazioni e per rimarcare alcuni punti del mio programma che credo possano essere qualificanti, in particolare le primarie per la scelta dei candidati a tutti i livelli, e certamente il ricambio della classe dirigente. A mio parere è sempre valido il vincolo dei due mandati, e non sono di certo l’unico a pensarlo.
Tosiani contro Salviniani: è quindi un divario che si sta allargando? Che cos’ha Salvini in più di Tosi secondo lei?
Sono entrambi due risorse per la Lega. Ad essere onesto tra i due non vedo alcun tipo di antagonismo, quindi non riesco a comprendere come ci si possa differenziare in “correnti”. Occorre sicuramente riconoscere a Salvini di essere un innovatore, ma nel solco della tradizione. Riuscire a proporre i temi che da sempre contraddistinguono le battaglie della Lega in una chiave rinnovata e molto “movimentista” risulta essere il sistema per veder crescere il nostro consenso, e stando ai sondaggi Salvini sta facendo un ottimo lavoro.
Prossima tappa: le Regionali. Come le vede?
Occorre lavorare ed essere pronti per la campagna elettorale in modo da riavere Luca Zaia come Governatore del Veneto. Non bisogna però nemmeno trascurare l’impegno che tanti militanti svolgono nella loro funzione di amministratori locali, ma credo che questo non basti. C’è il rischio che la Lega diventi un partito di gestione mentre, occorre ricordarlo, noi siamo un movimento rivoluzionario, perché questo è nel nostro dna.