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Piovene. Il leghista nigeriano Iwobi racconta la sua storia e conquista la platea: ‘La solidarietà è una cosa seria’

Ad ascoltare il leghista più atipico della storia, Toni Iwobi, nigeriano di nascita, tesserato Lega Nord dal 1990 e attuale Responsabile federale del dipartimento sicurezza ed immigrazione per il Carroccio era presente un pubblico attento venuto da tutto l’Alto Vicentino lunedì nella sala conferenze della biblioteca di Piovene Rocchette.

 

Iwobi, 61 anni, bergamasco d’adozione, ha portato per la prima volta nel vicentino la sua storia di immigrato ‘vero’ e di politico sia tra le fila della minoranza che della maggioranza a Spirano, paese di 6 mila anime. Con quel suo modo di parlare che ricorda a tratti i predicatori afroamericani che introducono una messa gospel, ha parlato ha lungo di immigrazione e clandestinità, e tutto in nome di Matteo Salvini. La lega non è razzista, ma solo realista, ha detto Iwobi. E se lo dice lui, come si fa a non credergli?

 

In una serata organizzata dalle sezioni del Carroccio di Zanè, Thiene e Piovene Iwobi ha ricordato dei primi tempi italiani in cui per sopravvivere ha fatto il manovale, poi lo spazzino a Milano con ‘una laurea nel cassetto’. ‘Credete che non è stato per niente facile essere un ‘niger’ 40 anni fa in Italia – ha detto Iwobi al pubblico – ma mi sono conquistato quello che ho, una azienda informatica con 12 dipendenti, e mi sono fatto voler bene dai miei concittadini, sono entrato ad essere parte del tessuto sociale, perché l’ho considerato semplicemente un mio dovere’.

 

Per Iwobi l’immigrazione è un fatto normale, anzi indispensabile per l’umanità, e la critica del leghista è tutta nel modo in cui viene gestita dal governo italiano. ‘Sosterrò sempre che l’integrazione – ha detto Iwobi – è un fatto individuale, non può essere imposta dall’alto. Sono convinto che sotto ci sia un disegno, perché quella di adesso non è accoglienza. La solidarietà è una cosa seria, è un sentimento che va usato non solo col cuore ma anche col cervello, e non va confusa col buonismo’.

 

Va da sé la polemica sui richiedenti asilo. ‘Cosa ne darà di loro dopo? – si è chiesto il leghista – Abituati a stare qua senza fare nulla, mentre l’Italia si dimentica dei propri figli. Oggi non c’è possibilità occupazionale nemmeno per gli italiani. Quel che stiamo facendo è obbligare i nostri giovani ad emigrare, mentre li sostituiamo con altri poveri. Molti mi accusano di essere razzista perché difendo la cultura italiana. Io invece amo definirmi un ‘perfetto realista’. Lo Stato deve aprire gli occhi e guardare quanta gente tra i nostri concittadini sta soffrendo in silenzio, e non sa come mettere insieme il pranzo con la cena’.

 

 

Ad integrazione sono seguiti altri interventi. Maurizio Colman, ex sindaco di Piovene, ha fatto un excursus storico sull’immigrazione che ha interessato l’Italia negli ultimi 30 anni. ‘Le politiche migratorie – ha detto Colman – non sono mai state gestite in Italia, e questo già dai primi anni ‘90, dopo la frammentazione della Jugoslavia cui è seguita la prima vera ondata migratoria. Oggi non c’è la volontà politica di governare il fenomeno, ma solo l’assistenzialismo, che non dà dignità’.

 

‘E’ una invasione programmata e voluta – ha sottolineato Mara Bizzotto, parlamentare europea – perché tanti i paesi europei hanno sospeso il trattato di Schengen, che regola l’apertura e la chiusura delle frontiere statali, per qualche mese, solo l’Italia non lo ha mai fatto’.