L’allarme del noto ematologo Vincenzo Cordiano, molto conosciuto anche a Thiene perchè si interessò del caso del Biodigestore del Santo è forte. ‘L’acqua del rubinetto non è sicura nelle zone inquinate dai Pfas – ha dichiarato il medico, ignorato per anni, quando denunciò per primo l’inquinamento, che oggi è al centro della cronaca nazionale – vanno ritirati anche i prodotti alimentari’. Le sue dichiarazioni hanno fatto insorgere chi lo accusa di essere allarmistico su un tema controverso per via di teorie scientifiche controverse, che qualche giorno fa avevano portato lo stesso Vicenzo Cordiano a denunciare una sorta di cattiva gestione da parte della stampa e dell’argomento Pfas, sul quale lui relazionò agli organi competenti più di tre anni fa.
‘In questi giorni la stampa compiacente, con giornalisti incapaci di documentarsi e di giudizio autonomo, incapaci o accondiscendenti a tal punto da vendere il cervello al miglior offerente, hanno fatto a gara a rilanciare affermazioni false e prive di ogni fondamento scientifico. Per esempio, continuano a dire che l’acqua nelle zone contaminate è sicura e si può bere tranquillamente – sostiene il professionista – . Ora questa affermazione è palesamente falsa e serve solo a ingenerare la convinzione al lettore frettoloso o poco attento che l’acqua non contenga più pfas. E invece la concentrazione media del pfoa è stata soltanto dimezzata in tre anni di filtri, e tale dimezzamento è stato ottenuto anche miscelando acqua inquinata con acqua pura,una pratica criminale. Nessun scienziato serio, che non sia pagato dall’industria o che non abbia timore di perdere la pagnotta quotidiana che gli passa l’azienda pubblica o privata per la quale lavora, può in scienza e coscienza sostenere che un qualsiasi livello di pfas diverso da zero sia sicuro per la salute umana. Pertanto bere acqua con 10, 50 o 100 ng/litro, potrebbe essere ugualmente pericolosa, soprattutto per alcuni gruppi di popolazione partcolarmente suscettibili (neonati, bambini, donne gravide, anziani con varie patologie). Pertanto – conclude Cordiano – rinnovo il mio consiglio a non bere acqua contenente pfas.
L’opposizione della Regione Veneto sul tema Pfas ha fatto la parte del leone dimostrando determinazione e compattezza tra vari gruppi che hanno fatto colonna unita su un argomento molto importante. Forse nessuno ricorda tanta lotta a Palazzo Balbi come quella di queste settimane su un tema, che forse si sta prendendo sotto gamba. La Regione Veneto, dal proprio canto, non fa altro che difendersi a ‘colpi di comunicati stampa’.
L’assessore Bottacin ha ricordato ieri, che la Regione è intervenuta immediatamente dopo che la questione dell’inquinamento da Pfas è stata evidenziata in uno studio del Cnr, iniziato su vari territori italiani nel 2006 e reso noto nel 2013. Le acque ad uso potabile degli acquedotti pubblici sono state messe in sicurezza con l’installazione di filtri fin dall’agosto 2013 ma per i Pfas mancano ancora limiti precisi che devono fissati da una legge dello Stato. La Regione ha adottato come riferimento i livelli indicati dall’Istituto Superiore di Sanità, sollecitato in merito. Messe in atto le soluzioni per garantire alla popolazione acqua al di sotto di questi limiti, individuata l’area di diffusione della contaminazione e la fonte primaria dell’inquinamento, si sta ora valutando l’intervento strutturale acquedottistico definitivo, che richiederà comunque tempo.
Da parte sua l’assessore Coletto ha fatto riferimento all’azione di monitoraggio avviata sulla popolazione con la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità, i cui risultati sono stati resi noti con il massimo della trasparenza. Il monitoraggio proseguirà per approfondire lo stato di salute della popolazione, tenuto conto che sono circa 270 mila le persone potenzialmente esposte alle sostanze inquinamenti. Una notizia positiva arriva dal Registro dei tumori: per quanto riguarda le patologie tumorali la differenza tra le zone venete inquinate e le altre è pari a zero.
Si, ma adesso? Si spera che dopo la denuncia, l’eclatanza mediatica di gionali come Il Fatto Quotidiano, che ha paragonato la Pianura Padana alla Terra dei Fuochi, e infine la querelle politica, ora si passi alle vie di fatto. Forse è il caso che ci si soffermi su quello che è il bene supremo, la salute dei veneti. Qui stiamo parlando di rischi ambientali e tra il botta e risposta di chi pensa a puntare l’indice contro l’avversario, è bene che si faccia quadrato e si spieghi ai veneti cosa sta accadendo scavalcando la politica.
N.B.