E’ ancora allarme convivenza tra gli oltre 40 richiedenti asilo africani che alloggiano da luglio dello scorso anno nella piccola frazione di Casotto a Pedemonte.

 

Anche se 6 di loro, responsabili di aver creato tensioni sfociate in episodi di violenza, sono appena stati espulsi con foglio di via dal centro di accoglienza, gestito dalla cooperativa ‘Casa servizi’, rimane alta la tensione e l’insofferenza tra i richiedenti asilo rimasti in una struttura a tre piani di proprietà delle suore elisabettine di Padova. Non solo i migranti si lamentano per il freddo e per l’edificio poco accogliente, ma è anche a rischio la serena coabitazione tra gli ospiti, tutti maschi tra i 20 ed i 30 anni. Spesso di religione diversa e con idee diverse, che provocano scintille al primo confronto.

 

Mentre gli abitanti di Casotto se ne stanno a guardare con tolleranza questa specie di zona franca dove il vai e vieni dei richiedenti asilo sfugge al controllo dell’amministrazione, ma che fa entrare nelle casse della cooperativa oltre 500 mila euro all’anno, da mesi il sindaco di Pedemonte Roberto Carotta è sul piede di guerra, ma al momento non è ancora riuscito a far breccia nella ‘fortezza’.

 

‘Abbiamo avviato tutte le richieste di verifica possibili – ha detto Carotta – ed ora aspettiamo dal prefetto il nulla osta per entrare nel centro di accoglienza con i vigili per verificare la reale situazione. Ma è dell’ultima ora la notizia che l’edificio è diventato quello che viene definito un ‘centro di accoglienza speciale governativo’, in poche parole, ancora più intoccabile da parte nostra’.

 

casotto pedemonte casa profughi luglio 2016

In una situazione in cui Stato e prefetto se ne approfittano letteralmente dei sindaci, il cui mandato dovrebbe loro consentire di tutelare la sicurezza dei cittadini, 40 ragazzi africani in parte cattolici e in parte musulmani sono costretti alla convivenza per mesi, macerando tensioni religiose, non riuscendo a comunicare con nessuno del paese se non con un fugace saluto a chi passa di lì, in condizioni igienico sanitarie precarie e, quel che è peggio, senza alcuna prospettiva futura.

 

‘E’ vergognoso come viene gestita l’accoglienza da parte dello Stato – ha rincarato il primo cittadino – e Casotto è solo un esempio eclatante. La situazione potrebbe diventare allarmante sia dal punto di vista della sicurezza che da quello del pericolo di una vera e propria rivolta, come è accaduto in questi giorni. Non ho nessun documento che mi certifichi l’agibilità dell’edificio, non esiste nessun impianto antincendio, mi sono anche rivolto al questore per un intervento tempestivo. Vivono in 42 in 20 stanze più piccole delle nostre, non so quanto potrà durare. Per non parlare poi dei 6 profughi mandati via a forza, che se ne vanno sulla strada, destinati solo alla delinquenza. Questa è una gestione folle che non ha futuro’.

 

Marta Boriero

 

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