A chi si aspettava che la trattativa che deve mettere la parola fine ai parcheggi salati dell’ospedale di Santorso si sarebbe conclusa a breve, brutte notizie arrivano dal movimento politico ‘La Cordata’. Secondo il nutrito gruppo capeggiato dall’ex leghista Valter Orsi e di cui è portavoce Laura Agosti, la discussione da parte della Regione sul tema ‘parcheggi a pagamento’, con la proposta dell’Ulss 4 di mettere di tasca propria circa 300 euro (a quanto pare sono di più) per eliminare o quantomeno abbassare il costo della sosta al nosocomio di Santorso, sarebbe stata fermata mentre davanti all’ospedale utenti e visitatori continuano a pagare un euro e venti centesimi l’ora.
‘Dicono che gestiranno loro come Regione la trattativa sui parcheggi perchè la legge prevede che sia così – hanno detto stamattina i membri del gruppo che è composto da una ventina di persone, ma che raccoglie consensi ogni giorno anche attraverso una ‘frequentata’ pagina facebook – vedremo. Il 18 ottobre abbiamo mandato una lettera al presidente Luca Zaia con 15 domande, a cui ci aveva promesso avrebbe dato risposta. Al momento, solo silenzio’.
I particolari sulla trattativa di cui si sarebbe dovuto discutere martedì scorso, ma che sarebbe stata bloccata, la Cordata li avrebbe saputi tramite indiscrezioni. ‘Di fatto – sostiene Laura Agosti – nessuno si degna di darci ascolto. Noi siamo un gruppo di cittadini che chiedono-esigono chiarezza su come saranno gestiti i nostri soldi. Ci erano stati garantiti dei servizi para-ospedalieri, che giustificavano la creazione di un ospedale per acuti, ma quella rete di servizi di cui si è tanto parlato, non esiste. Vogliamo sapere perchè’.
Il movimento che si definisce apartitico ha accolto la stampa convocata per una conferenza, per fare il punto su un ospedale dove ‘le cose sono poco chiare’. Sul tavolo, ai cronisti presenti hanno fatto trovare limoni di Sicilia ben infiocchettati, ma soprattutto uno spremiagrumi, che racchiude quello che a loro dire, è l’ospedale di Santorso. Qualcosa che spreme i cittadini, sui quali si stanno riversando gli effetti di un project financing destinato ad indebitare la collettività per 24 anni. A fare le spese di tutto questo, gli abitanti dell’Alto vicentino, che adesso temono anche di perdere quella qualità dei servizi che sono sempre stati un’eccellenza della sanità veneta.
‘La Cordata’ non è solo una battaglia per ottenere i parcheggi gratis all’ospedale di Santorso. ‘Vogliamo dare voce ai nostri concittadini affinchè si sentano rappresentati da chi può fare da cassa di risonanza alle loro esigenze, ai loro bisogni e alle loro rimostranze – ha spiegato Valter Orsi – vogliamo essere un punto di riferimento per la collettività. La nostra azione va ben oltre il parcheggio dell’ospedale. Il project financing va al di là di quello. Con l’operazione che ha portato alla realizzazione dell’ospedale di Santorso si è messo in discussione il ruolo del pubblico che non può e non deve fare gli interessi del privato’.
‘Ci vogliono far passare il project financing come uno strumento di sviluppo economico, ma non è così – ha detto Luigi Pojer – non è andata così con l’ospedale di Santorso. La mancanza di trasparenza degli atti, un contratto che ci viene negato quando sarebbe sacrosanto vederlo non sono cose accettabili. Sappiamo che dentro l’ospedale tante cose non vanno bene, ma è difficile per i dipendenti denunciare perchè è stato impedito loro di aprire bocca’.
‘ Non abbasseremo la guardia – ha detto Andrea Gecchelin – noi vogliamo portare questa causa fino in fondo. Vogliamo le risposte alle richieste che abbiamo ufficialmente avanzato al governatore Zaia’.
‘ E’ passato quasi un mese e dalla Regione si continua con la linea del silenzio – ha concluso Manuel Dalla Costa – ma non molliamo. Abbiamo fondato questo gruppo per fare da tramite tra la popolazione e le istituzioni. Crediamo in quello che stiamo facendo. Anzi, invitiamo i cittadini a partecipare, a rivolgersi a noi per denunciare eventuali disservizi all’interno dell’ospedale di Santorso, dove vigileremo perchè si tratta di un bene comune che va difeso’.
Natalia Bandiera (foto di Teresa Dalle Carbonare)