Il manager Luciano Flor sta valutando le liste d’attesa accumulate nelle Ulss della Regione Veneto , procedendo con la sospensione delle prestazioni non urgenti. Un lavoro, che riguarderà le diverse Ulss, dopo uno studio sulla loro condizione e soprattutto, sul monitoraggio dell’organico . La notizia era stata preannunciata alla stampa nei giorni scorsi dall’assessore regionale Manuela Lanzarin, che aveva illustrato la situazione dei ricoveri Covid, accompagnata dalla campagna vaccinale in corso. I contagi che avanzano, la terza dose da somministrare e a tutta velocità secondo quanto intimato alle Regioni dal commissario Covid Figliuolo, mettici la carenza di medici che in Veneto è davvero cronica, non ci sono altre soluzioni. ‘E’ una sconfitta – aveva detto lo stesso giorno Luca Zaia, con la voce di chi non avrebbe mai voluto arrivare a questo punto, ma se non ci sono medici, chi sta nei reparti a garntire le prestazioni sanitarie? ‘La coperta è corta, bisogna tagliare le prestazioni non urgenti’.
“Stop alle prestazioni non urgenti? Situazione non paragonabile a un anno fa, assurdo prendere le stesse decisioni”
“La lotta al Covid-19 resta la priorità assoluta, vaccinazioni e attività di tracciamento vanno potenziate per frenare questa nuova ondata – chiarisce l’esponente dem – però non si può abbassare la guardia su tutto il resto, causa mancanza di personale”.
“La situazione – ribadisce Bigon – è totalmente diversa da un anno fa, non possono essere prese le stesse decisioni. Dobbiamo difendere la sanità pubblica che ricordo essere universale, ovvero, l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie. Fare prevenzione e curarsi non può diventare un privilegio di chi ha i soldi rivolgendosi alla sanità privata. Come abbiamo sottolineato più volte, durante la pandemia solo il Molise e la Valle d’Aosta hanno assunto meno medici di noi: hanno tutti rifiutato? Possibile che il Veneto sia una delle Regioni meno attraenti d’Italia?”, conclude Bigon.
La lega risponde alle accuse: ‘Speculazione sconcertante’
“E’ vero che l’indice di occupazione delle terapie intensive quest’anno è decisamente diverso da quello dello scorso dicembre. Ma nel 2020 – aggiungono i consiglieri – il personale medico e infermieristico era tutto concentrato sul fronte ospedaliero. Quest’anno abbiamo la campagna vaccinale in corso: la somministrazione delle prime dosi, finalmente, sta tornando a crescere, grazie anche alla decisione di attivare l’accesso libero e la popolazione veneta sta rispondendo con entusiasmo alla terza dose, senza contare che i medici di base sono impegnati anche nelle vaccinazioni antinfluenzali”.
“Il sistema dei tamponi – spiegano i consiglieri – permette di eseguire tra i 100mila e i 135mila test diagnostici al giorno, il doppio rispetto al 2020, quando si contavano circa 52mila test al giorno; I Covid point sono tornati ad essere pieni di cittadini e ricordiamo che non abbiamo a che fare con macchine ma parliamo di persone”.
“Come ha sottolineato l’Assessore lo scorso martedì, molti membri delle USCA, Unità speciali di continuità assistenziale, hanno abbandonato quell’incarico per entrare nelle Scuole di specializzazione; ma di questo non si tiene conto. Qualsiasi occasione è buona, pur di far polemica!. Se per ogni comunicato di critiche rivolto dal Partito Democratico guarisse un malato Covid, ormai, la pandemia sarebbe debellata. I nostri colleghi del PD, forse non lo sanno ma le politiche sanitarie sono ben altra cosa”, concludono Alberto Villanova e Sonia Brescacin.
di Redazione AltovicentinOnline