Ogni mattina all’alba passa per le strade a controllare se in paese è tutto a posto, se gli impianti comunali di irrigazione dei campi sportivi e le condutture per lo smaltimento delle acque funzionano a dovere e la sera, ovviamente, va a letto con le galline.
Mosè Squarzon, 42 anni, geometra e padre di due bambini, è un sindaco sui generis, di quelli che non vogliono apparire a tutti i costi, nonostante alle ultime elezioni si sia presentato senza nessuna lista avversaria, per governare un comune dalla spiccata vocazione montana ma che non vuole saperne di fare la cenerentola del circondario.
Eppure Monte di Malo, a scapito dei suoi 2.800 abitanti, ha molte cose per essere particolare: 90 contrade sparse nel suo vasto territorio collinare e montano, una zona di notevole interesse speleologico conosciuta come ‘Buso della rana’, la frazione di Priabona che ha dato addirittura il nome ad un periodo geologico, con il suo museo paleontologico, ed un passato tedesco sfuggito via per sempre con la cadenza dei nonni.
Sindaco Squarzon, lei ha vinto le elezioni con il 70% dei votanti battendo un solo avversario: il quorum. Come ci si sente a governare senza contraddittorio?
‘Mi creda che il contraddittorio c’è, e non è poco. Sono in politica da quando avevo 20 anni e non è facile mettere d’accordo nemmeno chi la pensa alla stessa maniera. I problemi sono molti, gli equilibri a volte fragili e le soluzioni si trovano anche dopo un confronto molto lungo e animato’.
Monte di Malo viene spesso considerato come il ‘figlio di montagna’ di Malo, nonostante la separazione tra i due comuni risalga a prima del 1500…
‘E’ vero che con Malo abbiamo molto in comune: lo stesso istituto scolastico, il Ciscato, la calcara, la zona industriale, la polizia municipale. Siamo diversi soprattutto per la conformazione del nostro territorio, che rispetto alla pianura conserva una integrità del paesaggio naturale più spiccata’.
Qual è la sua personale sfida per il paese?
‘Sicuramente una, quella di ripopolare il paese nelle sue contrade storiche ed i suoi masi, che sono di origine germanica. E’ una sfida che per me è prioritaria per salvare il territorio dall’incuria e dall’abbandono. Il che implica un potenziamento anche della fascia più alta del paese, per proteggerla dal pericolo sempre incombente del dissesto idrogeologico. E poi quella di continuare con l’ottimizzazione dei costi per ridurre le spese, come stiamo facendo adesso con gli impianti sportivi’.
Al di là del romanticismo?
‘Abbiamo gli oneri di urbanizzazione 5 volte più bassi di quelli di Schio. E sono previste agevolazioni per il trasporto e per chi decide di sistemare il territorio vivendoci, anche grazie a dei bandi finalizzati a ripopolare le contrade’.
Il paese è conosciuto per il ‘Buso della rana’, forse il vostro fiore all’occhiello.
‘Abbiamo in mente un progetto condiviso tra questo ed il museo priaboniano, che sta ultimando la classificazione di fossili e reperti preistorici, con un nuovo laboratorio didattico ed un’aula multimediale per ricreare il contesto preistorico, ed un percorso sui 4 sentieri storici per le mountain bike, per allargare il turismo di nicchia. Questo potrebbe sviluppare un interessante indotto commerciale, importante per le attività del paese’.
Si parla sempre più spesso di fusione tra comuni. Lei è ‘pro fusione’ oppure sta nel gruppo degli scettici?
‘Potrei risponderle con un’altra domanda: lo stato continua a tagliare le spese, come farà a trovare i soldi promessi per le fusioni? La verità è che dove abbiamo potuto, come nel caso di Malo, la fusione effettiva ci siamo già arrangiati a farla. Un po’ perché le sforbiciate statali ci hanno costretti a farlo, un po’ per ottimizzare i costi. Come ho già detto prima è il caso delle scuole, dei vigili, del trasporto, della protezione civile. Di sicuro non mi piegherò ad accettare un’unione improvvisata, senza garanzie di efficienza. Come sindaco devo tutelare gli interessi di un comune piccolo come il mio’.
Una scelta che rifarebbe?
‘Essere passati dal consorzio della polizia municipale di Schio a quello di Malo. Con Schio spendevano 37 mila euro all’anno, e forse ne ritornavano nelle casse comunali 2 mila. Adesso con una spesa di 30 mila euro siamo coperti con un rientro per la stessa cifra, così i soldi a disposizione possiamo spenderli nel nostro territorio. E’ stata una scelta proficua, a Malo abbiamo trovato molta professionalità’.
Marta Boriero