Arrivano i medici di famiglia a pagamento privati. Affiancati anche dagli infermieri. Sempre privati. Accade a Treviso, ma sembra una nuova frontiera, data la carenza di medici di famiglia con interi paesi e famiglie rimaste ‘orfane’. Con prezzi bassi , in linea con il ticket, sarà possibile accedere a servizi attivi 7 giorni su 7, evitando le attese negli ambulatori e le code come codici bianchi nei pronto soccorso degli ospedali. Il tutto con la prospettiva di poter prenotare visite generiche e prestazioni infermieristiche direttamente nelle farmacie. La notizia è stata pubblicata da Il Gazzettino ed ha fatto scendere in campo quasi l’intera opposizione che siede in consiglio regionale. Ieri, ad esempio, è stato aperto un nuovo studio medico a Caerano, in provincia di Treviso, dove lavorano giovani dottori non ancora specializzati, già impegnati come sostituti di medici di famiglia o nelle unità speciali per il Covid. Il prezzo per una visita generalista è di 20 euro. Centri del genere sono destinati a crescere come funghi e alcuni consiglieri regionali non ci stanno definendo a rischio la sanità pubblica.
I più agguerriti sull’argomento sono il Movimento 5 stelle ed Europa Verde, che si scagliano contro “la nascita del medico di base a pagamento” in Veneto. ” Sono anni che il presidente Zaia minimizza, ma ormai la privatizzazione della sanità è sotto gli occhi di tutti”, afferma la consigliera regionale pentastellata Erika Baldin, che parla di “fallimento politico di Zaia”. I Pronto soccorso sono “in mano alle cooperative” e ora “è il turno dei medici di medicina generale”, prosegue Baldin.
Non picchiano meno duro altri esponenti dell’opposizione regionale. “L’avvento della figura del medico di famiglia a pagamento, che ha fatto la sua comparsa nel trevigiano su iniziativa privata, disegna una grave deriva, proprio nel momento di maggiore crisi economica che investe anche la società veneta”. Commentano così i consiglieri del Pd Veneto Francesca Zottis, Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni, la notizia della nascita in alcune aree della Provincia di una rete di centri privati che fornisce medici a pagamento, già impegnati come sostituti di medici di famiglia, per svolgere visite generaliste.
“La sanità come bene comune – aggiungono – sta diventando sempre di più un bene per pochi. Se passa l’idea che i cittadini sono costretti a pagare il ticket per avere accesso alle prestazioni del medico di famiglia, questo sistema, che doveva essere gratuito ed universalistico, salterà definitivamente, complice l’inerzia della Regione. Da anni infatti si chiede un tavolo pianificatorio ed organizzativo con le rappresentanze sindacali dei medici, col risultato che oggi ci ritroviamo di fronte a queste soluzioni che, nel pieno di una stagione segnata da inflazione, caro bollette e difficoltà di ogni tipo, gridano vendetta”.
Fimmg Veneto: “La Regione fermi queste iniziative commerciali”
I medici di medicina generale del Veneto “non hanno deciso di offrire prestazioni a pagamento alla popolazione” e intendono al contrario “rimanere una risorsa del Servizio Sanitario” pubblico. Lo chiarisce Maurizio Scassola, segretario regionale Fimmg Veneto, dopo le polemiche fioccate in seguito alla notizia, data da ‘Il Gazzettino’, dell’attivazione di un servizio di medicina di base a pagamento in provincia di Treviso. “Si tratta di un’iniziativa privata, libero professionale e commerciale che nulla ha a che vedere con la medicina generale e con gli scopi del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale”, attacca Scassola, che chiede poi alla Regione Veneto di “prendere posizione rispetto a questa e ad altre iniziative che si stanno sviluppando nel territorio. Iniziative che hanno un denominatore comune: far ricadere sui cittadini veneti i costi di alcune prestazioni che sono diritto acquisito, diritto costituzionale e onere che ricade sulla Politica”. Perché “queste iniziative sono anche colpa di una Politica assente e più concentrata a ridelineare i suoi precari equilibri che a impegnarsi nel programmare e attuare la necessaria riorganizzazione della medicina territoriale”. E tutto questo avviene mentre la Fimmg “ha da tempo consegnato alla Regione una sua proposta che indica la strada per la progressiva riorganizzazione della medicina generale”, senza peraltro ottenere risposta. “Non crediamo ci siano più margini per tattiche dilatorie e per accettare il silenzio della Politica che, se rimane indifferente, diventa complice”, conclude Scassola.
di Redazione AltovicentinOnline