Un conflitto che non accenna a placarsi. Da un lato, i cacciatori, con il supporto di alcuni settori politici, difendono il loro diritto a praticare la caccia come attività tradizionale e necessaria per la gestione del territorio. Dall’altro, gli ambientalisti vedono in ogni modifica alle leggi sulla caccia una minaccia crescente per la biodiversità e per la protezione degli ecosistemi naturali.
Tanto per cambiare, la politica italiana si trova al centro di un acceso dibattito sulla caccia. Questa volta, è un emendamento proposto da Maria Cristina Caretta, deputata thienese di Fratelli d’Italia (FdI), ad aver scatenato polemiche tra gli ambientalisti e i sostenitori dell’attività venatoria. Inserito nell’ambito della discussione sulla Manovra di fine anno, l’emendamento ha suscitato reazioni contrastanti, facendo emergere il sempre attuale conflitto tra cacciatori e le associazioni ambientaliste.
L’emendamento proposto da Cristina Caretta, ex presidente di Federcaccia e fondatrice del Movimento per la caccia e la cultura rurale, mira a rafforzare la posizione dei cacciatori nei confronti delle normative che regolano la caccia in Italia. La proposta di legge, approvata in modo rapido e nottetempo dalla commissione della Camera, intende ridurre i tempi per l’impugnazione del calendario venatorio e attribuire maggiore potere al Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale (CTFVN) nella definizione delle specie cacciabili, equiparandolo così all’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Caretta giustifica la sua proposta come una risposta necessaria per tutelare chi lavora per la gestione faunistica del territorio, sostenendo che l’attività venatoria debba essere maggiormente sostenibile e regolamentata, ma anche meno ostacolata da azioni legali.
Le reazioni degli Ambientalisti e la preoccupazione per la Fauna Selvatica
L’emendamento ha immediatamente suscitato preoccupazioni tra gli ambientalisti, che lo vedono come un ulteriore passo verso la “liberalizzazione” della caccia e una minaccia per la fauna selvatica. Antonio Nicoletti, responsabile dell’area Parchi di Legambiente, ha definito l’emendamento un “emendamento-tagliola” che impedisce al Tar di sospendere la caccia anche in caso di danno irreparabile alla fauna. Secondo gli ambientalisti, infatti, solo l’Ispra, con le sue competenze scientifiche, dovrebbe avere il potere di decidere quando una specie è a rischio e quando la caccia deve essere limitata o vietata.
Le critiche si concentrano anche sul fatto che il Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale, organismo che Caretta intende potenziare, è composto da membri con forti legami con il mondo venatorio. Il presidente del comitato è infatti un cacciatore, il che solleva dubbi sull’imparzialità nelle decisioni riguardanti la gestione faunistica.
Il dibattito si inserisce in un contesto più ampio, dove la politica italiana è spesso accusata di cedere alle pressioni della lobby dei cacciatori. Caretta, durante la campagna elettorale, aveva promesso di difendere gli interessi dei cacciatori contro le forze “animaliste”, e da allora la sua posizione è rimasta costante. In particolare, la coalizione di destra, con il sostegno di Fratelli d’Italia, Lega e, talvolta, Forza Italia, ha continuato a portare avanti iniziative che favoriscono la caccia, con l’obiettivo di raccogliere i consensi di circa 500.000 cacciatori italiani. Gli ambientalisti, tuttavia, denunciano una continua erosione delle normative a tutela della fauna e dei parchi naturali, facendo notare che il recente emendamento si inserisce in una serie di provvedimenti che hanno già ridotto le protezioni per gli animali selvatici, come il controverso emendamento Foti, che permetteva di cacciare anche nei pressi dei parchi.