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L’autonomia divide e non sarà una passeggiata. Oggi vertice con Meloni

In ballo ci sono 23 materie che la riforma costituzionale del 2001 ha assegnato alla competenza concorrente fra Stato e Regioni: si va dall’istruzione ai beni culturali, dalle professioni alle infrastrutture. Sarà importante conoscere per la prima volta cosa ne pensa il Premier Giorgia Meloni, che oggi partecipa  ad un vertice sul quale c’è l’attenzione della Lega. Quest’ultima non è disposta a scendere a compromesso.

Il tema dell’autonomia differenziata potrebbe trasformarsi in uno dei principali terreni di scontro tra governo e opposizione. Ieri, la Conferenza della Regioni e delle Province Autonome, che per la prima volta incontrava il ministro delle Regioni e dell’Autonomia, Roberto Calderoli, è sembrata svolgersi su due binari paralleli, almeno stando ai commenti dei governatori del centrodestra e del centrosinistra. A partire dai giudizi sul documento portato dal ministro leghista, “una bozza di disegno di legge sull’autonomia differenziata” per i presidenti che sostengono l’esecutivo Meloni, “appunti di lavoro che violano la Costituzione”, secondo il governatore della Puglia, Michele Emiliano.

A gettare acqua sul fuoco, il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, che ha parlato “di discussione positiva” e dell’inizio “di un confronto di un progetto che vede già partecipi alcune Regioni”. Ma per il governatore del Friuli Venezia Giulia, “l’intendimento è di allargare la prospettiva alle Regioni che vogliono acquisire una maggiore responsabilità su alcune materie a seconda delle proprie specificità”.

Calderoli ha escluso che ci sia “una spaccatura tra Nord e Sud”

Per il ministro leghista c’è “più il Sud che ha paura che qualcuno si avvantaggi a loro discapito. Mi auguro che tutti possano trarre un vantaggio piccolo o grosso da questa riforma” che “doveva essere applicata dal 2001 e ancora non ha avuto attuazione. Spero che con la Conferenza delle Regioni si arrivi a una serie di proposte loro che troveranno legittimamente spazio in un testo normativo condiviso da tutti”. Alla vigilia, ad accendere la miccia ci aveva pensato il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, oggi assente giustificato alla riunione in via Parigi, sottolineando che con la bozza Calderoli si rischia “l’esautoramento totale delle competenze del Parlamento, del ministero dell’Economia e della stessa Conferenza delle Regioni”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Emiliano, che ha paventato il rischio di una Babele se “non si realizza una legge cornice che stabilisca, in dialogo con la Conferenza delle Regioni, quale siano le materie possano essere oggetto di intese e quali vadano necessariamente escluse: scuola, energia e trasporto non possano essere oggetto di una delega alla Regioni”.

Da parte sua, il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, tra i nomi per sostituire Enrico Letta alla segreteria del Pd, ha sottolineato che “nessuno è contro l’autonomia in quanto tale, per altro prevista dalla Costituzione”, ma “per potere proseguire e trovare un accordo, servono condizione precise: una legge quadro per definire i Lep, i fabbisogni standard e la spesa storica con il coinvolgimento del Parlamento; va eliminata la questione dei residui fiscali”.

Le dichiarazioni di Zaia

Einaudi nel 1948 diceva che ad ognuno sarà data l’autonomia che gli spetta. Lavorando per l’autonomia stiamo lavorando per l’applicazione fino in fondo della Costituzione repubblicana. L’autonomia differenziata è un segnale di grande efficienza”.

Queste le parole del Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ieri a Roma all’ingresso della conferenza Stato Regioni, alla presenza del ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli. Incontro che ha all’ordine del giorno anche l’Autonomia. Questo è un incontro preparatorio sarà uno scambio di idee e di visioni – sottolinea il Governatore veneto -. Ma dobbiamo avere tutti un chiaro obbiettivo che è quello del regionalismo. È quello che i Padri costituenti prevedevano: un paese autenticamente federalista. Purtroppo oggi è un paese autenticamente centralista. A quelli che come il Governatore De Luca esprimono più di una critica replico che ho la massima considerazione per tutte le opinioni perché il dibattito è il sale della democrazia. È pur vero che se vogliamo maggiore efficienza sui territori l’autonomia è la via maestra; non toglie nulla a nessuno perché si tratta solo di decidere che alcune competenze passano dallo Stato alla singola regione e con esse le risorse che lo Stato spendeva. Vale la pena ricordare un grande statista del Sud, don Sturzo, che diceva di essere unitario ma federalista impenitente”.

Se il Lep non sono stati ancora fatti non è colpa di chi vuole l’autonomia perché siamo i primi a tifare perché si facciano quanto prima – conclude Zaia -. Penso si possano fare anche con grande velocità ma non diventi una scusa per procrastinare il problema perché non è più rinviabile. Gli esperti di diritto costituzionale insegnano che l’autonomia è un movimento centripeto che unisce i paesi, il federalismo è centrifugo e li disgrega”.