“Una presa in giro” commenta così a caldo Manuel Brusco consigliere regionale del M5S in merito al cambio di rotta che la giunta di Zaia ha preso dopo aver dichiarato preoccupante la situazione dell’inquinamento da Pfas , alla luce degli esiti delle analisi che hanno rilevato una alta percentuale di sostanze perfluoroalchiliche nelle persone campionate.
“Avevamo chiesto alla giunta di costituirsi parte civile per l’inquinamento da Pfas, fummo accusati di essere allarmisti e sentire ora che la Regione si sente parte lesa è una presa in giro” continua Brusco riferendosi alle dichiarazioni rilasciate dall’assessore regionale alla sanità Coletto alla conferenza tenuta alla stampa e ai sindaci dei comuni interessati. “Noi consiglieri regionali siamo stati completamente ignorati: avremmo chiesto che i dati delle analisi anziché aggregati fossero resi noti per singola campionatura e che fossero spiegati in maniera più completa”.
Uno sgarbo istituzionale rilevato anche da Cristina Guarda consigliere regionale per la lista Moretti, nonché promotrice del consiglio regionale straordinario del 22 marzo scorso “Il mio impegno per la questione Pfas è stato fin dall’inizio, ho continuato nonostante la giunta Zaia diceva a noi e agli organi di stampa che non c’era alcun motivo di preoccupazione: ora si smentiscono”.
E se l’impegno della Guarda è in prima linea sul campo politico, si sente toccata dal vivo e parte in causa in questa emergenza
Il “forse” parlando dei Pfas è una parola che spesso si ripete, mancando uno studio scientifico passato. Nel presente l’ondata di dichiarazioni, ammissioni o non ammissioni da parte di chi competenza ha creato un vuoto normativo che ora sarebbe più che mai necessario.
In ragione di questo la Guarda, assieme ai consiglieri di minoranza, continua l’impegno e a fronte della mancanza di un dialogo cristallino con la giunta Zaia si è rivolta direttamente al Ministero dell’Ambiente “abbiamo ottenuto una misura che verrà inserita a bilancio per la bonifica per abbassare i livelli di inquinamento da pfas nei torrenti, in particolar modo nel Fratta-Gorzone che presenta una grave criticità e la cui acqua è stata usata per irrigare campi e allevare il bestiame”.
Non ultima loro richiesta che vengano urgentemente trovate nuove fonti di approvvigionamento dell’acqua “Dal 2013 ogni due mesi negli impianti di depurazione vengono cambiati i filtri a carbone che costano mediamente 90 mila euro l’uno e che i cittadini pagano di tasca propria, seppur indirettamente, quando vanno in banca o in posta a pagare la bolletta dell’acqua”.
Sarà oggetto della risoluzione che la Guarda martedì 26 aprile presenterà in consiglio regionale “Chiederemo che venga creato un fondo pubblico con cui pagare tutti i costi che attualmente ricadano sui cittadini, come le analisi dei pozzi”.
Paola Viero