Parigi vale ancora una Messa? O è forse meglio lasciare spazio alla ṣalāt? Enrico di Navarra, protestante ugonotto, negli anni che furono si fece cattolico pur di salire al trono di Francia. Ma in un’epoca moderna, fatta di social network e di kebab serviti al Mc Donald’s, dove Kate d’Inghilterra è icona di stile, moglie di un principe reale anglicano figlio di una divorziata che stava con un musulmano, è ancora opportuno parlare di guerre sante combattute in nome di Dio o di Allah? Forse sì e forse no. E se a Parigi si è ucciso per difendere il Dio musulmano, anche in molte parti del mondo c’è chi combatte come può per difendere le sue radici. Succede anche in Veneto, dove, dopo anni di immigrazione, ora ci si rende conto che, forse, questa ‘apertura’ rischia di far crollare le colonne portanti della cultura e della tradizione locali in virtù di un sorta di rispetto per ‘lo straniero’.

 

Ne è un esempio la lettera che Elena Donazzan, assessore regionale alle Politiche dell’Istruzione, ha inviato ai prèsidi delle scuole per chiedere che i genitori degli alunni musulmani si dissocino apertamente dai fatti di Parigi.

“La richiesta ai genitori degli studenti musulmani è un’esigenza necessaria alla luce della presenza di tanti stranieri a scuola e nella nostra comunità – ha commentato Elena Donazzan a mezzo stampa – A loro dobbiamo chiedere una condanna degli atti di terrorismo perché, se hanno deciso di venire a vivere in Europa, in Italia e in Veneto, è doveroso che sappiano adeguarsi alle regole e alle consuetudini del nostro popolo e della nostra civiltà, quella che li sta accogliendo con pieni diritti ma che ha anche dei doveri da rispettare. In queste ore – ha continuato – abbiamo visto fallire il modello di integrazione finora adottato in Europa, con francesi di terza generazione che hanno agito da terroristi. Il primo cambio di rotta è una ferma condanna senza distinguo tra francesi, italiani o islamici, se questi ultimi vogliono veramente essere considerati diversi dai terroristi che agiscono gridando Allah è grande”.

Però, siccome ogni cosa ha il suo contrario, c’è anche chi, pur contestando il terrorismo, difende la multiculturalità in tutte le sue forme. Infatti, se per Donazzan “la società italiana è inebetita dal buonismo”, per Maria Gabriella Strinati, assessore alla Cultura nel Comune di Thiene, “la comunità islamica di Thiene e le associazioni hanno già condannato pubblicamente i fatti di Parigi e questo basta. Rispetto le buone intenzioni dell’assessore regionale – ha commentato Strinati – ma per me è un fatto di coscienza individuale. E’ giusto discuterne e non lasciar cadere l’argomento, ma non bisogna puntare il dito sui genitori dei ragazzi. Sono gli studenti i primi a condannare le frange estremiste e a non prenderle come esempio – ha concluso – perché sanno benissimo che ci sono il buono e il cattivo dappertutto”. Secondo Roberto Polga, assessore alla Cultura e dirigente scolastico nel Comune di Schio, “è difficile esprimersi sulla modalità in questione. Ci sono stati molti rumors tra gli addetti ai lavori – ha sottolineato – ma l’intervento delle istituzioni serve per far riflettere. E’ indispensabile parlare dei fatti di Parigi così come si discute del 25 aprile o della shoah, perché i problemi vanno affrontati, non nascosti. Quello che è davvero importante è sensibilizzare a un culto di cittadinanza attiva e civiltà – ha concluso – e le istituzioni devono dare le informazioni necessarie affinché ognuno possa fare un percorso critico di crescita personale”.

Elena Donazzan si era rivolta direttamente alle scuole in quanto “luogo dell’educazione collettiva. La condanna a quanto accaduto a Parigi deve essere un fronte comune e impenetrabile – ha spiegato – L’Europa è stata colpita in uno dei simboli della sua civiltà: la libertà di stampa e di espressione, cose sconosciute in altri mondi e certamente impedite in quegli stati a matrice islamica così distanti da noi dal punto di vista culturale ma così pericolosamente vicini sia geograficamente sia nella comunicazione sulla rete.

Nessuna violenza – ha concluso – si può giustificare in nome di un’appartenenza religiosa o culturale”. Nessuna violenza certo, ma la pensa in maniera diversa Alessia Duso, consigliere di minoranza a Lugo di Vicenza, che dalla sua pagina facebook, ha preso le distanze da quanto dichiarato dall’assessore Donazzan e senza mezzi termini l’ha invitata a “scusarsi per le gravi dichiarazioni. La prossima volta che viene a Lugo per farsi foto di propaganda elettorale con i nostri ragazzi – scrive Duso sul suo profilo – dovrebbe prendere lezione da loro, che in termini di tolleranza e integrazione hanno molto da insegnare”.

E sempre attraverso il social network, ad Alessia Duso ha risposto Aldo Munarini, assessore a Schio. “Penso sia abominevole tollerare che nelle nostre scuole si faccia politica in maniera schierata, proteggendo gli insegnanti che non difendono la nostra religione e cultura. L’assessore Donazzan non voleva discriminare nessuna religione, ma semplicemente far capire che è doveroso prendere le distanze da certi criminali così come da estremismi religiosi che chiedono di eliminare presepi e crocifissi dalle scuole dei nostri figli per rispetto di una religione diversa. Non possiamo accettare – ha continuato – che venga dato spazio a chi usa la religione per portare odio e violenza in paesi civili. L’Isis è solo una frangia terroristica del mondo islamico, che non si può fare rappresentare da questo estremismo. La Francia in questi giorni ci ha insegnato che in questi casi la tolleranza deve essere ‘zero’. E’ il momento – ha concluso – di prendere posizioni forti, perché lasciando spazio a questo tipo di tolleranza si pongono a rischio le regole fondamentali della democrazia”.

Ma in fin dei conti, democrazia, tirannia, libertà, schiavitù, Dio o Allah a parte, in tutta questa bagarre forse la vista più lunga ce l’hanno i cinesi. Che con i loro occhietti a mandorla, quatti quatti, stanno comperando il mondo intero. Ma visto che pagano ‘cash’ e non fanno proclami religiosi o culturali, il loro è semplice ‘business’ e non ‘guerra’ e come tale, non richiede comunicati stampa né prese di posizione.

 

Anna Bianchini

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