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Disabili senza Ceod e assistenza, famiglie sfinite. ‘Servono supporti alternativi’

La Regione Veneto cerca di dare continuità alle attività dei centri educativi e occupazionali, alle comunità semiresidenziali per disabili e minori, nonché ai servizi di assistenza scolastica per alunni con disabilità. Come avvenuto per scuole ad enti di formazione, Le restrizioni imposte dalla lotta al Covid 10, infatti, hanno sospeso anche l’attività di Ceod, doposcuola, centri e laboratori per la salute mentale, servizi di assistenza scolastica in sede, così come avvenuto per tutti gli istituti scolastici e di formazione: ma per i 6.300 disabili che frequentano i Ceod in Veneto, così come per le migliaia di ragazzi e di adolescenti seguiti in classe e nei doposcuola dai servizi sociali ed educativi o per gli utenti delle comunità per la salute mentale la formazione a distanza e le attività di laboratori online risultano problematiche o poco efficaci.

Ho dato mandato alle Ulss di prendere contatti con gli enti gestori di Ceod, comunità e servizi semiresidenziali per avviare progetti alternativi – informa l’assessore alla sanità e al sociale della regione Veneto, Manuela Lanzarin – La Regione ha dato le linee guida per attivare iniziative alternative e di supporto domiciliare, individuale, a distanza o anche in sede, purchè si osservino le disposizioni del distanziamento sociale: con specifici accordi contrattuali e con nuove forme rimodulate che prevedano il pieno rispetto delle misure precauzionali di sicurezza, enti e operatori possono continuare ad assistere minori e disabili, sia in questa fase di chiusura o sospensione delle attività collettive sia in seguito, quando avverrà la graduale ripresa dei livelli normali di attività. Sarebbe paradossale infatti, che proprio in questo momento senza precedenti di emergenza sanitaria, sociale ed economica, il welfare regionale si interrompesse o venisse meno. Penso, per esempio, a minori e studenti con disabilità che, anche se raggiunti dalla formazione a distanza, continuano ad aver bisogno dell’affiancamento di una persona che li assista e si faccia mediatrice di contenuti, linguaggi e interazioni”.

Con il medesimo provvedimento la Regione ha autorizzato inoltre le Ulss a coordinarsi con gli enti gestori dei Ceod e delle comunità socioassistenziali per poter reclutare – su base volontaria – operatori ed educatori eventualmente non impegnati in progetti e attività alternative, al fine di destinarli alle strutture residenziali extra-ospedaliere per anziani e disabili, per colmare i vuoti di organico creati dall’infezione del Coronavirus.

I gestori di Ceod e comunità devono comunque assicurare ad operatori ed educatori (sia che siano impegnati in progetti educativi alternativi, sia che si rendano disponibili a supportare case di riposo e strutture assistenziali residenziali) ogni garanzia in materia di sicurezza e salute sul luogo di lavoro, adottando specifici protocolli anti-contagio e assicurando gli strumenti di protezione individuale, per tutelare il più possibile la salute di operatori e utenti.