Non le manda affatto a dire il capogruppo veneto del Movimento 5 Stelle Jacopo Berti sul caso Banca Popolare di Vicenza. Dopo che ieri la Borsa Italiana ha negato la quotazione a Piazza Affari il grillino ha definito la faccenda “uno scandalo peggiore del Mose, con questi pirati in giacca e cravatta che si salvano dal naufragio e si regalano otto milioni di euro mentre si godono i soldi dei disgraziati che affondano perdendo tutto”.

Dopo che la Borsa ha rigettato la quotazione di BPVI si sono scatenate le reazioni politiche venete. “Ci dispiace, ma stavolta ve l’avevamo detto – dice Berti – è da novembre che predichiamo questo finale per la BpVi. Lo diciamo da un anno che non ci sono i requisiti per entrare in borsa. Siamo stati gli unici a opporci con tutte le forze alla trasformazione in società per azioni, all’aumento di capitale e alla quotazione in borsa perché si sapeva fin dall’inizio che queste sarebbero diventate l’ennesima truffa ai danni degli azionisti”.
Il Movimento 5 Stelle non ha mai nascosto la sua contrarietà all’operazione, con i suoi esponenti impegnati nei mesi scorsi a criticare aspramente il percorso intrapreso dall’asset Iorio-Dolcetta. Berti stesso si presentò all’assemblea degli azionisti a Gambellara per invitare i soci a votare no alla trasformazione in Spa della Banca Popolare. “Come volevasi dimostrare – continua Berti – con la trasformazione in Spa i dirigenti e il consiglio di amministrazione si sono salvati dalle azioni di responsabilità, attribuendosi otto milioni di euro in premi vari. L’aumento di capitale non s’è visto e chi lo ha sottoscritto ha perso tutto”.
Adesso la BPVI passerà sotto il controllo del fondo Atlante, ma con tante incognite sul futuro. “La banca è tecnicamente fallita e adesso il rischio bail-in è fortissimo – conclude Berti – adesso più che mai la banca non ha i requisiti per sopravvivere e chi ha ancora soldi là dentro rischia davvero grosso. Dopo azioni e obbligazioni, entreranno nel mirino i correntisti”.

 

Federico Pozzer

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