Il costo dell’energia elettrica schizza alle stelle, ma la soluzione per non far pagare agli italiani bollette troppo alte c’è.
Lo sostiene Silvia Covolo, deputato breganzese della Lega, che da Roma manda le sue proposte.
“Abbassare le tasse, che rappresentano il 55% del valore della bolletta, tornare ad essere produttori di metano e semplificare le gare di concessione per produzione e distribuzione”.
Automatica la stoccata al Movimento 5 Stelle, ritenuto responsabile del blocco dell’utilizzo di gas come fonte primaria energetica, che ne ha previsto l’abbandono nei vari strumenti pianificatori fino a considerarne la chiusura degli impianti al 2030.
Covolo fa notare che i consumi crollati durante il lockdown e ripresi al primo cenno di ripresa dell’economia hanno fatto tornare il gas naturale protagonista nel soddisfacimento dei bisogni energetici.
“La speculazione internazionale ha ovviamente colto le potenzialità di questa fonte energetica e, con alcune mosse ben congegnate, ha fatto risalire velocemente i prezzi che sono arrivati in questi giorni a valori insostenibili – ha spiegato la deputata del Carroccio – Nel giugno 2020 il prezzo del gas naturale al punto di scambio (PSV) era di 6,3 c€ a metrocubo normalizzato (Smc), a giugno 2021 era a 30,0 c€, in questi giorni il prezzo ha superato i 60 c€/Smc. Una dinamica folle contro la quale ben poco possiamo fare avendo fermi i prelievi dai nostri pozzi metaniferi, gli stoccaggi ancora in fase di riempimento in vista del prossimo inverno, i due rigassificatori nostrani costretti a lavorare a ritmi e potenzialità ridotte e, dulcis in fundo, il sistema distributivo bloccato da circa 10 anni negli investimenti per il mancato rinnovo delle concessioni, grazie a meccanismi di gara ipercomplessi e totalmente dipendenti da un’Autority sempre più invadente ed ipertrofica”.
Silvia Covolo ha spiegato le ragioni dell’incredibile rincaro: “Il vertiginoso aumento del prezzo del metano è nato e cresciuto in un contesto mondiale dove pochi players hanno potuto mettere in difficoltà tutte le economie – ha evidenziato – Purtroppo le armi interne per far fronte a questa crisi sono poche e di scarsa efficacia. Tutti presi dall’abbaglio dell’autonomia energetica in tempi brevi, grazie allo sviluppo delle fonti rinnovabili, abbiamo snobbato e spesso bloccato le fonti tradizionali. Abbiamo chiuso i siti nucleari ma importiamo regolarmente energia elettrica dai Paesi confinanti, Francia in primis, che spesso la producono in impianti nucleari al confine con l’Italia. L’auspicio è che questa crisi dia la stura a nuove iniziative atte a modernizzare e sviluppare le infrastrutture facendo riaprire i pozzi metaniferi, ridando vitalità al sistema di trasporto e distribuzione (avvio di gare, le più snelle possibile, per il rinnovo delle concessioni), avviando concretamente il ruolo di hub metanifero del nostro Paese. Tutto questo anche con l’aiuto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Per quanto riguarda il problema del costo della materia prima va detto che il suo valore incide sulla bolletta relativamente poco, circa il 45% del totale. Il resto sono tasse con addirittura l’Iva esposta anche sulle tasse. E’ chiaro – ha concluso la deputata – che, se davvero si vuole ridurre l’impatto di questo forte aumento, la strada più veloce è il blocco di alcune voci che concorrono alla tassazione, compresi gli oneri di sistema. Con i tempi ed i modi dovuti poi, il Parlamento dovrebbe riprendere le politiche energetiche e affrontare il tema delle politiche tariffarie per i servizi gestiti in regime di monopolio che non possono continuare ad essere, di fatto, in mano all’Autorità”.
A.B.