Autonomia? Non se ne parla. “Chi è virtuoso alla fine è beco e bastonà”, Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio Veneto, commenta così la nuova legge di bilancio siglata dal governo Pd-5 Stelle.

“Il governo giallo-rosso diminuisce di 8 milioni di euro i trasferimenti al 74% dei Comuni Veneti. Sono stati puniti per aver risparmiato e non si potrà assumere personale a sostituzione di chi va in pensione”.

Le politiche virtuose e di contenimento delle spese hanno ancora una volta penalizzato chi le ha attuate. Della serie, fare meno così la gente si aspetta di meno.

“418 comuni veneti su 563 si vedono tagliati circa 7 milioni 782.958,70 sui bilanci 2020 già approvati – ha spiegato Ciambetti – Questo perché negli anni hanno avvito politiche virtuose di contenimento della spesa anche grazie alla gestione associata di servizi strategici. L’abbinata Pd-M5S è micidiale non solo per le categorie economiche e le famiglie, ma anche per gli enti locali virtuosi”. Altro che autonomia insomma.

Ciambetti vuole difendere la stragrande maggioranza dei comuni veneti e le loro amministrazioni comunali: “Il 74 per cento dei nostri Comuni dovranno rivedere al ribasso, cioè tagliare, i fondi già individuati, stanziati e approvati nei bilanci preventivi per garantire servizi e questo grazie alle alchimie del governo giallo-rosso. Come al solito, in Italia, chi rispetta le leggi, chi s’adopera per gestire al meglio il denaro pubblico, chi non spreca né spande, viene alla fine punito: becco e bastonà. Anzi, doppiamente becchi e bastonà, perché oltre ai tagli nei bilanci, e ripeto, si tratta di fondi già previsti, i Comuni non potranno neanche fronteggiare il turn over e quindi assumere personale per compensare le uscite di chi è andato in pensione”.

Ciambetti sciorina cifre, spiega che il caso non riguarda solo il Veneto ma “tutti i comuni che hanno gestito con scienza e coscienza la spesa pubblica: e si badi che questi Comuni, o le loro associazioni, avevano già segnalato al governo dai primi giorni di dicembre cosa stava accadendo: c’era tutto il tempo per risistemare la norma. Non lo si è voluto fare: si è punito chi si è comportato bene. Per capire l’assurdità della situazione in Veneto, in anni in cui abbiamo il bisogno di trattenere qui i nostri giovani e garantire loro un lavoro, nella sola provincia di Vicenza la Cgil stima almeno 739 posti di lavoro in meno assommati dai tempi del governo Monti in poi nelle nostre amministrazioni pubbliche. Posti di lavoro in meno significano meno servizi al pubblico, tempi più lunghi per le risposte e le pratiche, meno assistenza, meno vigili urbani e via dicendo, come ha denunciato il presidente dell’Anci Veneto, Mario Conte. Se poi a questo scenario aggiungiamo anche quasi 8 milioni di tagli nelle risorse trasferite da Roma alle nostre amministrazioni, lo scenario si fa ancora più fosco e indigesto: i Comuni sono il primo punto di riferimento istituzionale del cittadino e devono far fronte a una domanda sociale che è in crescita. Ma come si può svolgere bene il proprio compito se ti impediscono di assumere per sostituire chi è andato in pensione e tagliano inopinatamente le risorse già stanziate diminuendo i soldi trasferiti da Roma? Questa vicenda, è emblematica di due caratteristiche dei governi, non votati dai cittadini e voluti dalle lobby e dai centri di potere: da una parte si continua a smantellare lo stato sociale, come vediamo anche con la prossima perequazione delle pensioni con aumenti che oscillano da 2,14 euro sino a un massimo di 4,39 euro, ovviamente lordi, cioè una miseria, sia indirettamente, togliendo ai Comuni seri e virtuosi soldi veri, appunto quasi 8 milioni di euro in Veneto, e impedendo anche le assunzioni di personale”.

A.B.

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