Clima disteso, in commissione Ambiente del Consiglio regionale del Veneto, riunita per l’esame del progetto di legge quadro sugli impianti fotovoltaici. I lavori hanno infatti visto l’esame dei primi cinque articoli della norma, anche se il quarto è stato in realtà accantonato perché la discussione sulle quote di territorio da destinare alla produzione di energia è ancora in discussione, con l’accoglimento di diverse proposte dell’opposizione.
“La seduta è stata produttiva”, spiega alla ‘Dire’ il presentatore del progetto di legge, Roberto Bet (Lega – Liga veneta), secondo cui le modifiche apportate sono “limature” mirate a produrre “un approccio equilibrato rispetto all’esigenza di produrre energia, e quindi di favorire l’installazione di questi impianti, con la tutela del territorio”. Per quanto riguarda le tempistiche, Bet conferma l’idea di “chiudere” la discussione in commissione Ambiente “giovedì prossimo”, per poi portare la norma in aula appena possibile, compatibilmente con I lavori del Consiglio.
Più scettico sulle tempistiche è invece il vicepresidente della commissione Ambiente, il dem Jonatan Montanariello, che alla ‘Dire’ spiega che arrivare al licenziamento del provvedimento giovedì prossimo non è impossibile, ma dipenderà dall’atteggiamento della maggioranza e dall’accoglimento delle proposte fatte. Questo anche se “una parte della manovra emendativa è stata accolta”, ed in particolare “è stata introdotta la differenziazione tra fotovoltaico e agrovoltaico”, con l’eliminazione di una serie di vincoli per questa seconda categoria di impianti, e la possibilità di realizzare impianti fotovoltaici anche per le aziende che hanno produzioni di origine protetta, ovvero ad esempio Dop, Doc e Docg.
Ma ci sono ancora “questioni sostanziali” da risolvere, in primis quella legata all’articolo 4, ovvero “la definizione dei limiti sulle quote di territorio che può essere dedicato” all’installazione di pannelli, o la modalità con cui si calcolano le percentuali di terreno da adibire a produzione di energia fotovoltaica nel momento in cui una singola proprietà sconfina in due province diverse, conclude Montanariello, ricordando che in ogni caso si tratta di “un provvedimento su cui poi in aula ci sono posizioni diverse anche all’interno degli stessi gruppi, che siano di maggioranza o di minoranza”.
La strada della legge quadro, insomma, non è ancora tutta in discesa.