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Piovene. Stadio e palestre chiuse: “I ragazzi da soli sono meno sicuri che se fanno sport”

“Assurdo pensare che i ragazzi siano più sicuri al parchetto da soli che nelle strutture sportive, con adulti che controllano e ogni protocollo di sicurezza attivato”.

E’ avvilito Giacomo Enea, presidente dell’Associazione Calcio Summania di Piovene Rocchette, che a pochi giorni dal nuovo dpcm, che ha vietato l’apertura di strutture sportive e ha messo uno stop alle attività dilettantistiche, si chiede come sia possibile che al governo non si rendano conto che il provvedimento fa acqua da tutte le parti.

Perché se prima i ragazzini si ritrovavano per lo sport, controllati da adulti riconosciuti come ‘educatori’ in ambito sportivo e sottoposti a regole rigide per la prevenzione del covid, con lo stop a palestre e atttività i giovani finiranno con ogni probabilità per incontrarsi, da soli e senza sorveglianza, nei parchetti cittadini. A tirar sera, mentre i genitori sono al lavoro.

Un’assurdità secondo Enea, che ha anche sottolineato quanto il mondo dello sport si sia adeguato ai protocolli, spendendo anche cifre importanti.

“Ci siamo adeguati a Dpcm che non duravano più di 15 giorni – ha spiegato – Protocolli attuativi della nostra federazione calcio per poter iniziare l’attività calcistica come ogni stagione sportiva mettendo in sicurezza l’impianto di via Rizzardini. Mettendo in sicurezza i nostri atleti soprattutto i più piccoli e permettere loro di non essere per le strade, nei parchi e fare assembramenti e permettere soprattutto ai loro genitori di poter andare a lavorare ed essere tranquilli visto che i loro si trovavano in un luogo sicuro e controllato da tante persone che hanno a cuore lo sport dei giovani. Invece ci hanno fatto chiudere fino al 24 novembre per motivi di sicurezza a seguito dell’emergenza Covid. Voglio dire ai nostri governanti che tutte noi associazioni abbiamo recepito precisamente il senso della sicurezza e lo stavamo applicando in modo anche rigoroso. Ora sono più preoccupato di prima perché i nostri ragazzi si ritrovano a trascorrere i pomeriggi insieme di nuovo al parco, per le strade senza il minimo di sicurezza ed è avvilente passare davanti allo stadio comunale di Piovene e vederlo chiuso e a luce spente quando sei abituato a vedere e salutare tanti ragazzi e genitori che portano i loro figli tutti i giorni a fare attività sportiva e fisica con la certezza che le persone a cui li hanno affidato sta facendo tutto nell’interesse dei loro figli. Della sicurezza e dello sport”.

E poi c’è il lato economico, con palestre, stadi, centri sportivi, che per essere adeguati alle norme anti covid hanno subito grossi investimenti che spesso, per non gravare sulle famiglie, titolari, gestori e società sportive, hanno sopportato di tasca propria senza aumentare le rette di iscrizione.

“I nostri governanti che non si rendono conto di quanto tutto questo ci sia costato soprattutto economicamente per mettere in sicurezza le strutture sportive, per adeguarle al momento di emergenza – ha concluso Giacomo Enea – Per inserire un numero adeguato di persone per poter attuare i protocolli attuativi e per andare incontro alle famiglie dei nostri atleti che nella stagione scorsa hanno interrotto l’attività a seguito del lockdown e non abbiamo voluto far perdere loro parte dei soldi che hanno speso per i loro figli”.

L’assessore regionale veneto scrive al ministro

Anche Cristiano Corazzari, assessore regionale veneto allo Sport, si è espresso condannando le scelte imposte da Roma, che hanno, alla fine, ‘bollato’ lo sport come attività di cui si può fare a meno e si è rivolto direttamente al ministro Vincenzo Spadafora auspicando un suo passo indietro.

“L’attività fisica, di ogni livello, non può essere considerata una ‘attività non essenziale’ – ha sottolineato Corazzari – L’attività sportiva non è un bene cui possiamo permetterci di rinunciare, così come non possiamo sostenere il crollo di un intero settore essenziale non solo per la nostra economia, ma per la nostra salute e per il benessere delle persone”.

Corazzari esprime preoccupazione per le ricadute dell’ultimo Dpcm su società sportive, circoli, associazioni ma anche su atleti, amatori, dilettanti e appassionati di sport. Prosegue l’assessore: “Lo sport è uno dei settori più colpiti dall’epidemia ma è anche tra quelli che più hanno profuso impegno per mettere in atto ogni misura utile a ridurre le possibilità di trasmissione del virus, contrastarne la diffusione e permettere a chi ama lo sport di continuare in sicurezza l’attività. I protocolli sono stati rigorosamente rispettati. Da una parte gestori e società si sono fortemente impegnati per garantire ambienti sicuri, applicando tutte le norme di tutela sanitaria, investendo risorse ed energie, sensibilizzando gli sportivi al rispetto delle regole. Dall’altra parte, gli sportivi che frequentano impianti, campi, piscine, palestre, sale hanno rispettato ogni misura di prevenzione richiesta. Questo impegno, i risultati che ha dato, non possono essere disconosciuti, vanno tenuti in considerazione nel necessario contemperamento degli interessi in gioco, meritano di essere valutati con la necessaria calma e attenzione. Molti condividono il timore che la chiusura di tanti impianti, centri, l’interruzione delle attività possa portare più danni che benefici e che sia necessario permettere la continuazione delle discipline che dimostrano, dati alla mano, di non rappresentare un pericolo se svolte nel rispetto delle regole. Sono consapevole delle difficoltà di operare distinguo in un mondo complicato e multiforme, ma ritengo valga la pena di esaminare ogni singola, diversa disciplina”.

A.B.