C’è un piccolo segreto che pare essere l’elisir di lunga vita della signora Lucia Cracco, 103 anni compiuti ieri: mezzo bicchiere di vino rosso a mezzogiorno e mezzo la sera. Ma, soprattutto, dopo il pranzo, immancabile un buon caffè corretto prugna.
E guai a dimenticarsi la ‘correzione’: perché Lucia è buona sì, ma su questo proprio non transige.
Nata a Valdagno, Lucia si divide tra Piovene Rocchette dove abita la figlia Wilma e il suo paese natale dove invece trascorre qualche tempo con la figlia Vanda: l’unico maschio è Flavio e grazie ai tre sono arrivati 7 nipoti e ben 12 pronipoti. Una grande famiglia che ieri si è riunita per far sentire tutto il calore possibile alla sua capostipite, ancora lucidissima e desiderosa di gustarsi la festa senza perdersene un istante.
Una vita da contadina, a faticare nei campi, quella condotta da nubile prima di incontrare il marito Clelio: semplicità e felicità coniugate nel quotidiano col fare di chi apprezza il buono nelle piccole cose senza troppo pretendere.
Una memoria perfetta e una voglia di comunicare che lasciano basite le tante persone accorse a portarle un augurio: a qualcuno parla di calcio che non manca di seguire specie nelle partite della nazionale, ad altri ricorda la sua giovinezza e i tempi del Duce “qualcosina di buono lo ha fatto ma poi ha sbagliato in tronco seguendo le folli idee di Hitler”. Pronta insomma ad ogni discussione, un fiume di energia ed una volontà d’animo che sono un esempio oltre che un inno alla gioia.
“La sera guardo sempre i quiz in televisione” – confessa ancora nonna Lucia che ha ricevuto anche la visita del Sindaco Erminio Masero – “in particolare ‘L’eredità’ e ‘I soliti ignoti’ di Amadeus: mi piace tentare di indovinare e non manco mai di terminare tutto il programma. Soltanto dopo vado a dormire”. E se qualche concorrente laureato sbaglia, il rimbrotto è inevitabile: “Ghe ne so più mi che no go gnanca studià’!
Ma se le chiedete cosa pensa ogni anno quando spegne le candeline, un po’ di malinconia fa capolino sullo sguardo ancora vispo prima di lasciare però rapidamente il posto ad un simpatico sorriso sornione: “Nella vallata dove sono nata” – spiega l’ultracentenaria – “ormai sono morti tutti. L’unica superstite sono io: probabilmente il Signore non mi vuole ancora e sinceramente io qui sto pure bene. Anzi, se non fosse per le gambe un po’ acciaccate, sento ancora la leggerezza dei trent’anni”.
Marco Zorzi