Inghiottito nell’orrore dei lager nazisti per due anni ne uscì che pesava 30 kg, ma determinato a far ritorno a casa. A piedi, dalla Polonia al Brennero, per iniziare una nuova vita a Piovene Rocchette che ora lo piange. È morto a 101 anni Giacomo Puppini, vicebrigadiere in congedo: vera istituzione in paese resterà nella memoria di tutti.
“Ha onorato la divisa per tutta la sua vita e ci ha insegnato i veri valori della vita, come l’educazione e il rispetto per le persone”, così lo ricorda il figlio Enzo. Uno di casa il sindaco Masero: “se ne va una grande persona che nel mio cuore avrà un posto speciale”. Entrato nella grande famiglia dell’Arma nel gennaio del ’39, Giacomo Puppini è stato simbolo di grande forza e coraggio quando fu fatto prigioniero dai tedeschi. Tornato a casa ha continuato ad essere quel carabiniere rispettato e amato da tutti, anche dopo il congedo. Al funerale sulla bara verrà appoggiata la sua bustina dell’ANC in congedo: una volontà dei figli per omaggiare il padre.
La cattura e la deportazione nei lager. Scrivere di Giacomo Puppini è il tentare di mettere nero su bianco i ricordi di un papà, un uomo, un amico ‘lucido e in gamba fino all’ultimo’. Che dopo 76 anni teneva ancora nel cassetto del comodino il tesserino di riconoscimento tedesco. Quello dato ai prigionieri, con dentro stampati una svastica e una matricola: Giacomo era il numero 11.113, con 621 giorni di prigionia. Catturato alla stazione del Brennero l’8 settembre del ’43 dai tedeschi, Giacomo Puppini nasconde un oggetto prezioso che aveva con lui, deciso a non consegnarlo ai suoi carcerieri: “un orologio da tasca-continua Enzo Puppini- Che è riuscito a tenere con sé, infilandolo dentro una scarpa e camminandoci sopra. Quando i tedeschi gli chiedevano cosa avesse lui rispondeva che aveva solo male ad un piede. Ora quell’orologio è con me: mio papà, non meno di un anno fa, ha voluto farmene dono”. Caricato su un treno inizia il suo viaggio all’inferno, verso i primi campi di concentramento provvisori: Innsbruck, Prostchen e altri ancora. Poi l’ultimo trasferimento a Gorlitz, “in Polonia, dove fu destinato alle ferrovie in costruzione-racconta il figlio Enzo, ripescando quei racconti fatti dal papà in casa-Ci raccontava sempre che se ne era uscito vivo era grazie alle patate”. Questo il suo unico cibo fino al 21 maggio del ’45 quando venne liberato. Pesava solamente 30 kg, era l’ombra di se stesso ma voleva tornare a casa. Anche a piedi. “E lo fece davvero- continua il figlio Enzo- Ci ha raccontato di come si girò verso gli altri che erano rimasti con lui e disse ‘chi mi ama mi segua’ e s’incamminò arrivando sino al Brennero”. Per il periodo di internamento gli è stata conferita, nel 1992, la “Medaglia d’Onore ai cittadini italiani internati nei lager nazisti”.
Il ritorno in Patria. Una vita che ricomincia per il carabiniere Giacomo Puppini, mettendo radici nel 1953 a Piovene quando prende servizio alla Stazione del paese. Con lui l’amata moglie Rachele e i quattro figli: Lorena Gianpietro, Roberta e Enzo “Purtroppo le avversità della vita hanno portato via Gianpietro e Lorena, lasciando nella famiglia Puppini un vuoto incolmabile-ricorda con commozione Masero- lasciando in loro un vuoto incolmabile, ma che hanno affrontato con la forza e la dignità che li contraddistingueva”. Vent’anni di servizio a Piovene, fino al congedo ma rimanendo sempre una figura di riferimento in paese rendendosi disponibile ad aiutare la comunità. Nel 1973 si iscrive all’ Associazione Nazionale Carabinieri della sezione di Piovene Rocchette – Santorso – Cogollo del Cengio, di cui è stato presidente dal 1984 al 1989, ma non solo. Ha guidato anche l’Associazione Combattenti e Reduci del paese, conservando fino all’ultimo la bandiera che poi ha voluto donare al Gruppo Alpini di Piovene. “Una sua decisione in una giornata dove l’emozione era tanta-ricorda ancora il figlio Enzo- Ha chiesto che fosse proprio Erminio Masero a venire a casa sua a prendere la bandiera: non come sindaco, ma perché presidente delle Penne Nere di Piovene”. Un dono fatto da Giacomo Puppini “per sottolineare la grande stima che provava verso gli Alpini-ricorda Masero- coi quali aveva condiviso la campagna di Russia”.
Ultracentenario ma sempre ‘forte’, tanto da vivere ancora nella sua casa. Lì si è spento nella tarda serata di martedì 16 febbraio circondato dall’affetto dei suoi cari. Un uomo forte che cedeva anche alla commozione, “quando per i suoi 100 anni ci fu il picchetto d’onore dei carabinieri” continua Enzo nel ricordo di quel dì speciale: dal sindaco ai vertici provinciali dell’Arma dei Carabinier, tutti presenti per suo papà Giacomo. “Un padre che ci ha insegnato il significato vero della parola ‘educazione’: valore che ho trasmesso anche ai mi figli- conclude Enzo Puppini- Un papà che in casa ha portato e ci ha insegnato a rispettare quei valori che al giorno d’oggi mancano sempre di più. Per me, parlare di lui, è normale e sento sempre la stima e il rispetto che le persone avevano per lui”.
“Con la scomparsa di Giacomo perdiamo una grande persona, sia quando era in servizio ma anche quando non lo era”, sottolinea ancora il sindaco di Piovene – Giacomo è stato, e continuerà ad esserlo, una pagina importante nella storia di tutti noi. Chi lo ha conosciuto ha potuto stimare l’uomo che era: di grande spessore morale ed integerrimo. Con la mia famiglia eravamo legati a lui da un grandissimo affetto. Ciao Giacomo: resterai per sempre vivo nel mio cuore”. Il funerale di Giacomo Puppini verrà celebrato venerdì 19 febbraio, alle 10, nella Chiesa Arcipretale S. Stefano di Piovene.
Ai figli Enzo e Roberta, ai familiari di Giacomo Puppini le più sentite condoglianze da parte della Redazione di AltovicentinOnline