A partire dal prossimo 4 aprile anche gli autotrasportatori veneti spegneranno i motori e incroceranno le braccia. Lo annunciano oggi Michele Varotto, Paolo Fantinato e Gianni Satini, presidenti rispettivamente di Confartigianato Trasporti Veneto, Cna Fita Veneto e Fai regionale, comunicando l’adesione al blocco dei trasporti deciso a livello nazionale. Il motivo dietro al blocco è presto detto: il costo del carburante, già alto, è diventato eccessivo, e il settore attende da troppo tempo un tavolo sulle regole, che non può più essere rimandato. Le richieste avanzate, di conseguenza, riguardano un intervento immediato sul costo del gasolio e l’attivazione del tavolo. Se dal Governo dovesse arrivare una risposta entro il 4 aprile il blocco dei trasporti potrebbe essere scongiurato. Ma finora dal Governo risposte non ne sono arrivate, e anche l’incontro di ieri con la vice ministra Teresa Bellanova non ha portato a nulla. Oggi è in programma un nuovo incontro e in serata il Consiglio dei ministri dovrebbe prendere alcune decisioni. Il ventilato taglio di 15 centesimi al litro del costo del gasolio, però, non soddisfa gli autostrasportatori. “I nostri camion fanno tre chilometri con un litro e un pieno vale mediamente 700 litri”, ricorda Satini.
“Il costo del carburante ci ha costretto a fermare alcuni camion”. Servirebbero dei “prezzi calmierati per un determinato tempo”, anche perché l’incertezza è uno dei problemi correlati agli aumenti. Gli autotrasportatori non riescono infatti a rifarsi sui committenti, in quanto i contratti vengono fatti basandosi su un determinato costo del carburante e se poi questo aumenta è difficile ritrattare. Certo, si può prevedere un adeguamento della tariffa in base all’aumento del costo del carburante ma anche questo significa continuare a rincorrere gli aumenti e i trasportatori continuano a rimetterci. Se la stabilità dei prezzi fosse garantita per un determinato periodo i contratti con i committenti potrebbero essere stipulati per una durata analoga, per poi essere rivisti al momento dell’aumento. Il problema del costo del carburante è sicuramente dovuto in parte anche alla speculazione, ammette Fantinato, ma il fatto che in Italia i costi siano più alti è una sorta di vizio storico, dovuto al fatto che lo Stato incassa cifre elevatissime da accise e Iva sulle accise, e farne a meno sarebbe un problema per la tenuta del debito a livello internazionale. Ma se l’aumento attuale può essere in parte ricondotto ad una speculazione, “l’inflazione c’è ed è legata ad un aumento concreto dei consumi” che c’è stato con la ripresa post pandemia, aggiunge Varotto. Un intervento del Governo sul costo del carburante non è però l’unica richiesta, anzi. Quasi più rilevante è l’attivazione di un tavolo sulle regole. Perché i problemi da affrontare e, si spera, risolvere, sono molti. Ad esempio “i tempi di sosta per il carico scarico in Italia sono troppo lungi” e dal momento che “un camion guadagna se le ruote girano”, è necessario “ridurre le ore di franchigia”, ovvero quelle di sosta per carico scarico che non vengono pagate, spiega Satini. O il problema del costo del personale. Perché “gli autisti non si trovano e per trattenerli le aziende sono costrette a pagarli di più rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale, ma così sono costi difficili a spiegare ai clienti”. E, ancora, il problema dell’AdBlu, l’addittivo obbligatorio che limita lo scarico di ossido di azoto, la cui quantità è però diminuita e il cui costo è di conseguenza aumentato.
“Lo stabilimento che lo produce a Ferrara è chiuso e non sappiamo perché, ipotizziamo mancanza di ammoniaca”, precisa Varotto. Infine, i costi legati a revisione e immatricolazione dei mezzi sono eccessivi, così come quelli degli altri balzelli. “Spero che Zaia tolga il bollo per un anno”, azzarda Varotto. Insomma, i problemi da risolvere sono molti e il tempo per farlo è poco. Perché se un segnale positivo non arriverà entro il 4 aprile sarà blocco per un settore che in Veneto conta 14.195 imprese e 86.500 addetti, e che è fondamentale per permettere alle imprese di continuare a produrre e ai cittadini di trovare la merce nei negozi.
La solidarietà di Zaia
“Il tempo delle parole è finito. Urgono immediati interventi d’emergenza per fronteggiare i rincari che stanno colpendo praticamente tutti i settori e, alla fine, la gente, consumatrice finale di ogni prodotto industriale, artigiano, agroalimentare. Il grido di dolore degli autotrasportatori e della Cna del Veneto è quello di tutta Italia”.
Con queste parole, il Presidente della Regione, Luca Zaia, sostiene l’ennesimo allarme lanciato oggi dall’autotrasporto veneto e dalla Confederazione Nazionale degli Artigiani regionale.
“Occorre diminuire subito, e in maniera drastica, i costi energetici, a cominciare dal carburante – prosegue Zaia – agendo su ogni leva possibile: da interventi significativi sulle accise a indagini ed eventuali provvedimenti intransigenti sulla speculazione che, ormai è evidente, si è scatenata ad ogni livello. Necessario anche, come chiede la Cna, attivare subito la cassa integrazione per le imprese che non riescono ad approvvigionarsi delle materie prime o sono costrette a farlo a prezzi fuori mercato. Senza interventi coordinati non se ne esce, e non se ne esce nemmeno senza una strategia che guardi all’immediato, ma anche al futuro”.
“Dopo i sostegni per superare la contingenza, che rischiano di essere tardivi dopo 21 giorni di guerra – aggiunge Zaia – bisogna rivedere urgentemente l’intero impianto del Pnrr per destinare i fondi alle imprese e alle famiglie, prima che a obbiettivi che sono stati stravolti dagli avvenimenti e non sono più praticabili. Anche l’agroalimentare è stato fatto sprofondare in una tremenda crisi, e anche in questo caso servono interventi urgenti di sostegno alle produzioni, i cui costi ricadono alla fine sulle tavole della gente comune, ma anche uno sguardo di prospettiva: la Pac, Politica Agricola Comunitaria, è stata delineata addirittura prima del Covid e ora va profondamente rivista, facendo presto e bene”.