La storia di Milena Mioni, classe 2001, è molto più di un percorso nella pallacanestro. È un racconto di determinazione, impegno e crescita personale che si sviluppa attraverso il gioco del basket, rivelando una giovane atleta che va oltre i canoni sportivi, trasformando la sua esperienza in un veicolo di crescita integrale.
Incontrando Milena nel suo comune di Cogollo del Cengio, non si può fare a meno di notare la sua presenza con un sorriso accattivante. Da
Il suo ruolo in campo è stato, e continua ad essere, fondamentale. Milena, in una delle rare interviste con la stampa, svela la sua semplicità: “Rispondere alle interviste mi mette un po’ a disagio perché sono una persona semplice che sta realizzando un sogno dopo tanti sacrifici e impegno.”
Dopo anni di esperienze nelle squadre giovanili, Milena ha conquistato la serie A2 femminile di basket, passo dopo passo, sudandosi ogni successo. Attualmente, fa parte della squadra di San Giovanni Valdarno, animata da una freschezza e dinamicità che trovano forza nell’unità del gruppo.
“Con gioia sono inserita in una squadra fresca e dinamica, che fa del gruppo la propria forza. Stimo, ricambiata, il patron, i dirigenti, i tecnici e le compagne d’avventura, tutte con una grande preparazione atletica individuale sempre messa a servizio della squadra,” sottolinea Milena.
Il contesto in cui si trova riflette un ambiente positivo e stimolante, dove il lavoro di squadra è fondamentale. “E finora i risultati si vedono! Personalmente mi aspetto di riuscire a esprimermi ancora meglio di quanto abbia fatto nelle scorse stagioni, con miglioramento continuo. Sto imparando sempre!”
Milena Mioni non è solo un’atleta di basket di talento, ma un esempio di come la passione per uno sport possa trasformarsi in un percorso di crescita integrale della persona. La sua storia dimostra che dietro ogni canestro c’è una lezione di vita, una testimonianza di impegno costante e di come il gioco del basket possa essere il terreno fertile per la crescita di una persona determinata e resiliente.
Come mai hai scelto proprio il basket? Ti è stato consigliato da qualcuno o hai deciso da sola?
Il mio percorso con la pallacanestro inizia nel 2011, quando a 10 anni presi in mano la palla per la prima volta, grazie ai corsi di minibasket della scuola primaria. Ero ancora molto goffa nei movimenti e cercavo un’attività sportiva che mi permettesse di esprimere tutta l’energia che avevo: per me il basket è stato amore a prima vista! Mamma Stefania aveva provato in precedenza, al fine di rendermi più coordinata, ad iscrivermi a una società di pattinaggio, dove, a causa della mia eccessiva energia, finii per rompermi la gamba destra. Poco dopo scoprii questo meraviglioso sport e da quando misi piede in campo per la prima volta, non ricordo un singolo giorno di noia nella mia vita.
Vivere in un piccolo paese di provincia, però, pone dei limiti alla crescita sportiva. Da questo lato non posso che ringraziare mio padre Marco: uno dei pochi che, credendo nelle mie capacità, mi portava ogni sera alla stazione dei treni più vicina per permettermi di arrivare ad allenarmi a Vicenza. Ricordo quei giorni con un sorriso pieno di riconoscenza.
Appena terminato l’allenamento c’era la paura dell’interrogazione o verifica del giorno successivo a scuola. Comunque, fra giornate infinite passate in autobus, treni e pulmini della società sportiva, sono riuscita a conseguire il diploma all’Istituto tecnico commerciale Pasini di Schio nel giugno 2020.
Una volta conseguito il diploma, cosa ti ha portato a voler intraprendere un percorso universitario?
Non volevo fermarmi al diploma. Al momento sto terminando il percorso di laurea triennale di Lingue, Civiltà e Scienze del linguaggio all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ammetto che studiare a scuola per me è sempre stato faticoso, riuscire a rispettare le tempistiche e i criteri che i professori richiedevano era difficile per chi, come me, aveva solo in mente la palla a spicchi. Tuttavia, ho trovato nello studio delle lingue uno stimolo non indifferente, complice anche il mio affetto verso la letteratura e la predisposizione al linguaggio (sono più critica verso il mio modo di parlare in inglese, che delle mie capacità in campo!).
Come sei riuscita a conciliare lo studio con la tua passione per lo sport?
Credo che ormai il binomio studente-giocatrice per me non sia stato solo una scelta ma anche una necessità. Mi spiego: nella società attuale, giocare a pallacanestro e costruirsi parallelamente un futuro sul quale puntare una volta smessa l’attività sportiva, credo sia per me di importanza vitale per non trovarmi sbilanciata e impreparata alla vita. Per il momento mi sento di dire che è assolutamente possibile coniugare la vita sportiva con quella dello studio. Mi ripeto spesso: usa la tua forza di volontà e vedrai che ce la farai sia nello sport che nello studio!
Pensi che le tue conoscenze apprese all’Università possano servire in futuro sia se continui nel campo dello sport sia che tu intraprenda una professione innovativa?
Spero che la Facoltà che ho scelto realizzi le mie aspettative di comunicazione con il prossimo. Capisco però che attualmente sia difficile costruirmi un piano di vita sicuro basandomi esclusivamente sulla carriera sportiva attiva anche perché, dal punto di vista dell’impostazione culturale dominante, noto che si dà maggiore importanza alla scuola e al titolo di studio che allo sport. Per intanto voglio continuare a coltivare la mia passione per la pallacanestro a livelli possibilmente alti senza trascurare una preparazione alternativa per il futuro: come sportiva, lavoro con corpo e mente ma se disgraziatamente il mio corpo si danneggia mi ritroverei con niente in mano. Lo sport di squadra mi sta aiutando tantissimo a raggiungere qualsiasi obiettivo perché so che non sono sola, so che, quando si corre assieme, si va più veloci. Sono sempre stata in gruppi di persone che mi hanno incoraggiato.
Hai avuto dei momenti difficili in cui hai pensato di mollare il basket?
Nel periodo successivo alla pandemia e anche durante la stessa, mi sono ritrovata sola con i miei pensieri. Per me una cosa totalmente nuova data la mia vita frenetica. Cominciai a dubitare delle mie scelte dato che il lockdown avvenne parallelamente al periodo in cui mi stavo diplomando. In quel periodo una mia ambizione era quella di andare negli Stati Uniti a giocare e studiare, dl momento che avevo ricevuto la possibilità di richiedere una borsa di studio, e quando la mia vita si fermò a causa dell’emergenza sanitaria mi resi conto dell’importanza di uno sviluppo personale oltre che sportivo. Rimasi quindi in Italia, un po’ per comodità, un po’ perché non mi sentivo ancora matura per un cambiamento così importante. Ad oggi sono felice di non essermi
Cosa consiglieresti soprattutto ai tuoi coetanei?
Un consiglio che voglio dare, con tutta l’umiltà possibile, è quello di credere nelle proprie ambizioni, indipendentemente da quanto queste siano grandi e all’inizio irrealizzabili. Ogni individuo ha attitudini diverse, e il bello della vita sta proprio nel percorso che noi decidiamo di prendere tramite le azioni che ogni giorno scegliamo di fare. Non arrendersi mai, inseguire sempre i propri sogni, affrontando gli ostacoli sempre in maniera positiva. E… fare sport che insegna i veri valori positivi, sprona alla lealtà, all’amicizia, all’impegno, al sacrificio, a “fare squadra” per continuare il grande progetto della vita di ognuno di noi. Personalmente posso affermare di essere felice di ciò che sto raggiungendo passo dopo passo sia nello sport che nello studio; non ho ambizioni troppo grandi per il mio futuro se non quella di avere sempre il sorriso in volto e di migliorarmi ogni giorno con caparbietà e ambizioni.
Laura San Brunone