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Sono i nostri giovani: vanno protetti

di Luca Bertezzolo

Il prossimo 2023 saranno 10 anni che ho iniziato a leggere e studiare Pierpaolo Pasolini. Proprio nel 2013 mi trovavo a vivere le prime esperienze amorose e avventuriere dei miei giovani 20 anni. Io e Matteo vivevamo la notte e le periferie del Veneto da Padova a Sottomarina, da Verona a Vicenza…la notte come risposta all’ inquetudine alle prime domande da adolescenti: chi siamo, cosa cerchiamo, cosa vogliamo fare. Pasolini come è noto pagava i giovani “ marchettari” delle borgate per fare sesso. La sua non è mai stata violenza verso di loro. Semmai Pasolini era figlio di quei giovani. Li amava di tenerezza. Li adorava e li raccontava nelle sue poesie e nei suoi film. Da sempre i più vecchi del mondo gay cercano i giovani e da sempre ( se ne parla persino nella bibbia) i giovani “ servi” vanno in cerca dei più vecchi o dei “ maturi” per usare una parola del vocabolario LGBT. Mi spiegava uno psicologo qualche anno fa che oggi possiamo considerare gli adolescenti maschi realmente tali ( quindi ancora innocenti e inesperti) fino all’ incirca 25 anni. I giovani di solito e molto spesso cercano “ il vecchio” perché in lui ritrovano il padre assente che hanno avuto e spesso una condizione di vita più agiata e una sorta di mantenimento a vita.

Nel Settembre 2019 conobbi Angelo, un ragazzo di 20 anni. Sarebbe diventato parte della mia vita da subito. Quasi 8 anni di differenza mi sono ritrovato un figlio da accudire e non l’ amore della vita. Il mondo e la relazione che abbiamo vissuto è stata pienamente quella di un giovane padre e un figlio ancora senza patente, senza lavoro, senza posizione sociale, senza orizzonti. Angelo aveva solo sogni, fiabe e amiche principesse da coltivare. In lui ho visto da subito l’ inesperienza, la fragilità, una persona da accompagnare, capire, portare avanti per farlo progredire e vivere. Siamo andati avanti due anni e mezzo vivendo anche insieme. Ma le cose si sono interrotte perché non chiare, non delineate nei ruoli. Potevo essere il padre o davvero giocavamo a “ mamma casetta” portandolo in giro in macchina, andando a prenderlo, portarlo a fare le varie attività ? E’ il cosiddetto “ rito di iniziazione” così come l’ ha chiamato il psicoterapeuta che conosco. Il “ bambino” cerca l’ adulto per crescere, per introdursi anche lui nel mondo dei grandi. Ma di favole non si vive. E perciò in questo lavoro di vita e di ricerca che mi sono trovato a condurre nel nostro cammino abbiamo incontrato un altro ragazzo dell’ età di Angelo molto isolato, solitario. Un musicista che ha trovato nell’ arte e nella fede la sua compagnia. Questo altro ragazzo presentava altrettante difficoltà, infatti mi sono mosso con attenzione e delicatezza coltivando un rapporto raro ma preciso via messaggio. Fino a quando come avevo intuito davanti a me e ad Angelo ha trovato il coraggio di dichiararsi omosessuale. Così nella scorsa estate mi sono trovato con 2 “ figli” da dover ascoltare. Ma se i “ figli” e tra “ fratelli” si trova complicità io ho fatto di tutto perché loro due solitari e inqueti potessero uscire insieme, diventare amici. La storia con Angelo non poteva essere coronata in nessun matrimonio e in nessun futuro. Perché a remare nelle responsabilità di casa, nell’ economia famigliare ero solo io. Perciò mi sono staccato da entrambi. E come “ complici” tra fratelli da parte loro c’è stato quello che io ho definito il “ rifiuto del padre da parte dei figli”. Ancora fragili tutti e due si trovano adesso in un mondo non facile. Non sto parlando del mondo inteso come società complessa ma del mondo gay. Perché in questo mondo ci sono tanti “ maturi” che vogliono “ possedere” la gioventu’ dei ragazzi. Nel mondo gay persino certe associazioni sembrano intenzionate ad avviare alla prostituzione i giovani. Come società, in collaborazione con i Comuni, le assistenti sociali, le scuole, i licei o come nel mio caso unico di “ compagno adottante” ho a cuore il futuro di questi giovani. Sono nostri figli, vanno protetti. Il mondo è spesso nemico della loro ingenuità e della loro innocenza. Dobbiamo fare in modo che coltivino la loro bellezza interiore, seminando con il nostro esempio e la nostra vita ideali umani e pacifici. E denunciare alle autorità quando vediamo che i nostri giovani sono usati o peggio abusati nei migliori anni della loro vita. La tristezza di questa storia è che chi dovrebbe svolgere il ruolo di educatore nei circoli Arci o altre realtà, a volte porta il fanciullo sulla cattiva strada. Non dimentichiamoli i nostri fanciulli. Sono ancora così teneri e fragili. Vanno protetti. Sono figli e loro si devono fidare di noi, forti nella nostra preparazione culturale, laica e umana.

Luca Bertezzolo