Si salvera’ l’Italia? si’. Ad alcune condizioni. Si’ se prendera’ il sopravvento una classe imprenditoriale vera,che rischia i propri soldi,che produce cose utili,belle,che produce profitti per sé e benessere per i collaboratori e la comunita’ e spazzera’ via una presunta classe imprenditoriale che vive ai limiti della legalita,che usa denaro pubblico che elude o evade il fisco,che delocalizza senza uno straccio di strategia,che adora i bassi salari……..
Si’ se i dipendenti capiranno che lavorano per i cittadini e non solo per sestessi: gli ospedali sono per i malati,la scuola è per i ragazzi,i tribunali sono per le persone che hanno bisogno in tempi rapidi di avere una decisione, gli operai comunali sono lì per sistemare le aree pubbliche, abbellire il comune,riparare le strade…..
Si’ se la politica tornera’ ad essere l’arte di organizzare la comunita’,di mediare tra i vari interessi che ci sono in una societa’ complessa,con partiti che abbiano una storia,una cultura e sappiano selezionare le persone migliori ma senza che ci sia piu’ il culto del leader che,come abbiamo visto,provoca solo macerie……
Si’ se la parte benestante del Paese capira’ che dovra’ fare uno sforzo piu’ grande (ma veramente piu’ grande!!!) di tutte le altri parti della societa’ italiana,uno sforzo economico in primo luogo,perche’ le diseguaglianze che sono cosi’ vertiginosamente cresciute negli ultimi venti anni,minano lo stesso benessere della classe benestante.Una societa’ troppo diseguale finisce per essere meno sicura anche per i benestanti.
Si’ se il mondo delle professioni tornera’ ad essere un mondo fatto di competenze al servizio certamente dei propri interessi ma anche di quelli della comunita’,se non sara’ mosso solo da logiche miopi o autoreferenziali.E sapra’ aprirsi ai giovani che chiedono spazio e spesso ne ne sono respinti o relegati a ruoli marginali
Sì se metteremo fine al regime DEI DIRITTI ACQUISITI: in una societa’ cosi’ in crisi, con un debito altisssimo ,non esistono diritti acquisiti. Ci sono prima i doveri di tutti vero gli altri. Cio’ non significa rinunciare alle giuste tutele,ma le garanzie di una parte sostenute da tutti anche da chi vive nella precarieta’ non hanno ragion d’essere. Ci sono parti del pubblicoimpiego quindi che dovranno pagare un prezzo a questo.E’ un diritto acquisito avere due mesi di ferie estivi? E’ un diritto acquisito lavorare 35 ore settimanali? E’ un diritto acquisito andare in pensione a 50 anni in Banca d’Italia?
Si’,infine,se ritroveremo il senso del rispetto delle regole:nei piccoli contesti (penso alla strada),nel rapporto con le leggi, nel rapporto con il fisco, nel rapporto con gli altri. Il vero male del nostro paese,oggi,è che ha perso una visione del futuro,non sa piu’ immaginare il futuro e quindi si corrode in una quotidianità grigia e senza adrenalina.E nasce anche da qui,da questa immersione nel grigiore,la pulsione alla corruzione diuffusa,la bulimia dell’arraffare denaro in un orizzonte temporale in cui c’è il presente ma il futuro è sempre piu’ affievolito fino a scomparire.
Alberto Leoni