“Che bello, al tempo dei nostri genitori, quando c’era sempre qualcuno che dava un occhio a tuo figlio, se eri impegnato. Ora non ti puoi distrarre un attimo e la gente e’ diventata piu egoista, spesso si gira dall’altra parte”.
Con l’amico Marco Vantin, consigliere comunale 5 stelle, si discuteva dell’importanza dei consigli di quartiere anche in citta’ delle dimensioni di Schio e il suo commento e’ stata la migliore sintesi. Entrambi d’accordo sul fatto che vadano rilanciati e valorizzati, impegno che ho sottoscritto con la lista civica che presiedo, andando ben oltre le vecchie logiche di semplici portavoce di disagi, disservizi, lacune nella viabilita’. Va anche bene la segnalazione per il lampione spento o per la buca nell’asfalto, ma visto che se sta ridiscutendo lo statuto, questa e’ l’occasione di gettare le basi per ricreare quelle reti sociali, quelle collettivita’ mutualistiche che stanno sparendo ovunque.
Una volta era normale, non dovevi neppure chiederlo, mi ripete Marco, il vicino oltre alla sua dava uno sguardo anche a casa tua, se eri assente. I figli, appunto, potevi lasciarli con tranquillita’ da chi abitava nel tuo quartiere, magari solo per i dieci minuti utili per comperare il pane. Ci si conosceva tutti, ci si aiutava disinteressatamente. Oggi no, forse non e’ piu possibile perche’ anche Schio e’ diventata una melting pot di gente diversa con tante facce nuove.
La crisi poi ha acuito questa naturale chiusura caratteriale di tante persone, ci si confida meno, paradossalmente proprio quando lo si dovrebbe fare di piu’, cioe nelle difficolta’. Lo si vede purtroppo dalle tristi pagine di cronaca: gente che soffre in solitudine, decide di risolvere i suoi problemi da sola, in modo drammaticamente definitivo. Allora perche’ non ipotizzare dei consigli di quartiere veramente partecipati, che creino situazioni aggregative per vonoscersi, aiutarsi, fidarsi? Non e’ utopia, ma una necessita’ innegabile. Lo verificavo anche chiacchierando col capitano Vincenzo Gardin, comandante della compagnia dei carabinieri di Schio.
“La gente di Schio e’ disponibile, ma sarebbe importante che ci aiutasse di piu nel nostro compito di controllo del territorio- mi confidava qualche giorno fa- basterebbe ci segnalassero episodi fuori dalla norma, strane frequentazioni di luoghi pubblici, presenze ripetute mai viste prima davanti ad appartamenti o scuole. Potremmo intervenire in maniera tempestiva, magari prevenendo fatti di cronaca”. Vero, i primi guardiani del territorio siamo noi cittadini e farlo nell’interesse della collettivita’, dei nostri vicini di quartiere non vuol dire trasformarsi in spie o delatori. Il parco delle Fontane, e’ un importante polmone verde per i nostri figli, in pieno centro, ma ogni tanto e non solo di notte, e’ bazzicato da individui cui non interessano gran che giostre o pista skate. Gli atti vandalici lo confermano. Lo stesso dicasi del Parco Robinson, al Caile, dove di recente sono stati danneggiati i bagni, le recinzioni, il gazebo pubblico. Per non parlare dei cintinui raid al Palasport. Questi episodi, oltre a minare la tranquillita’ dei genitori, screditano l’intero quartiere, depauperano il valore commerciale dei loro immobili.
Comprendiamo il timore di ritorsioni, ma oramai tutti abbiamo un cellulare e la chiamata fatta al momento giusto puo’ evitare il peggio, fungendo anche da deterrente per possibili situazioni simili in futuro. Allora perche’ non disegnare i prossimo Consigli di Quartiere come autentiche reti protettive e di mutuo aiuto tra residenti, prevedendo la possibilita’ di interfacciarsi direttamente e puntualmente col vigile di zona? Allargherei la questione snche sulla vigilanza sul conferimento dei rifiuti, perche’ se ci si sensibilizzassimo reciprocamente, rimproveando magari il vicino che butta fritto misto nei cassonetti, ne beneficerebbe tutta la collettivita’, riducendo i costi di smaltimento. Insomma i quartieri debbono tornare protagonisti, riappropiandosi della loro identita’ e favorendo i momenti di aggregazione. Sarebbe importante che questa vocazione, questa sensibilita’ di chi si candida, contagiasse tutti gli altri loro vicini di casa.
Una partecipazione collettiva al voto per i prossimi consigli, il prossimo autunno, con la consapevolezza dell’importanza del ruolo dei nuovi piccoli parlamentini di zona, sarbbe un ottimo segnale di risveglio sociale. Se invece va a votare, come al solito, non oiu del 20% degli aventi diritto, se la gran parte diserta o snobba questostrumento perche’ “tanto non serve a niente perche’ sono volontari e non li scolta nessuno”, beh allora tanto vale non prevedere neooure i centri civici dove riunirsi. Oramai, per chiedere di cambiare una lampadina o mettere su un po’ di catrame basta una mail o un tweet. Ma, ripeto, non e’ di questo che hanno bisogno i nostri quartieri.
Andrea Genito, lista Schiodando