Domenica, 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ma si dovrebbe chiamare violenza di genere. In tutta Italia tra il 24 e il 25 si denunceranno gli abusi e le violenze che le donne nel nostro paese e nel mondo, subiscono ogni giorno: violenza fisica, violenza sessuale, violenza psicologica, violenza economica, e quasi tutte perpetuate nell’ambito domestico o del lavoro. A Vicenza il Centro Violenza ha registrato dall’inizio anno 124 casi di violenza, di cui 70 solo nell’Asl 6, ma quante sono quelle che hanno subito una violenza e non si sono rivolte al Centro Violenza, tante e i dati della cronaca ce lo dimostrano. Una donna ogni due giorni in Italia, muore uccisa da un uomo, e anche nel vicentino il numero sta crescendo a dismisura. Siamo di fronte ad un vero bollettino di guerra, il cui campo di battaglia è troppo spesso dentro casa e il nostro nemico è una persona cara.
C’è una forma di violenza ancora più sottile e subdola ed è quella del non finanziare i centri antiviolenza, le case-rifugio e tutti i progetti che contrastano e prevengono la violenza di genere; quella di candidare le donne nei partiti o “movimenti “per poi usarle, isolarle, umiliarle e denigrarle in pubblico in quanto donne; non aver legiferato contro le dimissioni in bianco nei luoghi di lavoro; emanare leggi regionali che permettono ai movimenti per la vita di entrare nei consultori e nei presidi ospedalieri; avere una disoccupazione nazionale femminile pari al 50%, una disparità salariale tra uomo e donna tra le più alte d’Europa e continuare a sostenere questo governo che ha eliminato l’articolo 18 (licenziamento per giusta causa) e che ha approvato una riforma delle pensioni che ci costringe a lavorare fino quasi a settant’anni; quella di tagliare i servizi, la sanità e la scuola pubblica con la scusa dell’Europa o della crisi, mentre si continuano a dare finanziamenti a pioggia a scuole e strutture private e a comprare i cacciabombardieri F35.
Ricordarsi della violenza di genere solo una volta l’anno, firmare appelli e fare manifesti che denunciano la violenza, non basta! Vogliamo azioni concrete: che le istituzioni si facciano portavoce di iniziative contro la violenza pubblicitaria che da un messaggio distorto in cui il corpo della donna va usato ed abusato; che le istituzioni riconoscono la violenza di genere come un reato grave; che i servizi di ausilio alle famiglie non siano cancellate da bilanci economici.
Il 25 novembre, sarà un pullulare di manifesti e dichiarazioni di buone intenzioni e promesse, ma se non avranno un seguito, di fatto non cambierà l’inferno per noi donne!
Non pretendiamo certo il paradiso, ma vorremmo semplicemente “vivere” una vita dignitosa e non sopravvivere a questa mala-politica che ci uccide ogni giorno.
Forum delle donne di Rifondazione Comunista di Vicenza