«La leva obbligatoria è fuori dalla storia». La capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, Erika Baldin, commenta così le recenti dichiarazioni dell’assessora veneta Elena Donazzan, favorevole al ripristino del servizio militare: «Milioni di persone non più giovanissime sanno e ricordano cosa furono quei dodici o più mesi di lontananza dagli affetti e dal lavoro, di vessazioni nonniste non rare, di cultura militarista imposta a corvée. E non credo rimpiangano tutto ciò».
La consigliera approfondisce il suo pensiero: «Di questi tempi, tutto è meno necessario che insegnare agli uomini e alle donne come fare la guerra. Le minacce alla libertà e alla stabilità dell’Europa chiamano invece l’esigenza di risposte fondate sopra un esercito professionale, ben pagato, condiviso a livello comunitario: certo non il ritorno a sistemi e metodi che speravamo di aver lasciato alle spalle».
Un argomento condiviso dal ministro Guido Crosetto, il quale postula appunto il ricorso all’estrema professionalità del personale di difesa e ritiene che la funzione educativa non vada svolta dalle forze armate, bensì dalla scuola e dall’ambiente familiare: «Ennesima prova -osserva Baldin- della spaccatura in atto non solo tra Fratelli d’Italia e Salvini, che ha avanzato un’istanza simile, ma pure all’interno del partito della Meloni, di cui la stessa Donazzan fa parte».
L’esponente del M5S replica all’assessora regionale anche riguardo il senso di attaccamento alla nazione: «Viviamo un’epoca in cui, per fortuna, le giovani e i giovani possono viaggiare più di prima, realizzarsi all’estero per magari tornare in Italia a lavorare. Si sentono sempre più cittadine e cittadini d’Europa e del mondo -conclude Erika Baldin- e non saranno certo sparate come questa a rimettere il dentifricio nel tubetto. Constato che, come per altri aspetti, certa destra guarda la realtà con lo specchietto retrovisore».