“Chi viola il divieto di entrare in siti protetti da interesse militare dello Stato è punito con detenzione da tre mesi ad un anno.” Così cita l’articolo 682 del Codice Penale. Con il decreto 93/2013, ora legge, “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle provincie”, l’articolo 682 su citato, è esteso a qualsiasi sito o edificio sia considerato offlimits per la sicurezza pubblica, o meglio sia interessato da importanza strategica per le grandi opere. La nuova legge varata l’altro giorno con procedura d’urgenza è stata valutata con entusiasmo, dalle deputate del PD, che pur imperfetta, la considerano una conquista di civiltà, ma è parecchio criticata dal mondo femminista. Le criticità dei primi 5 articoli riguardanti il capitolo sul femminicidio non vanno infatti giù, a molte donne che hanno deciso di aderire all’appello www.noinmionome.it.

 

A parte infatti, un miglioramento dell’articolo 5 in cui si sono portati a 20 milioni di euro il finanziamento dei Centri antiviolenza e in cui si è recepita la questione della formazione del personale e l’insegnamento della pariteticità e convivenza di genere nelle scuole, per noi la Legge si identifica con un ritorno a forme patriarcali: la legge infatti parla della donna come “soggetto debole” e non riconosce la sua autodeterminazione. Per le questioni inerenti allo stalking, infatti, la revocabilità della querela, può avvenire solo dal giudice – solitamente in Italia, maschio – dopo un puntuale e lungo interrogatorio (come per l’aborto) in cui si mette a dura prova la tenuta psicologica della vittima. La critica va comunque ben oltre, e coinvolge anche i 6 articoli della Legge che riguardano le misure di sicurezza nei confronti dei NO TAV, la protezione civile, i vigili del fuoco e le provincie. La legge è, infatti, anticostituzionale, poiché viola il diritto di libertà di manifestare in aree in cui le opere sono considerate di interesse nazionale. L’articolo 7 prevede, acconto alle “disposizioni in materia di arresto in flagranza in occasione di manifestazioni sportive e per il contrasto alle rapine”, anche il “controllo del territorio” per servizi di “vigilanza di siti e obiettivi sensibili” come la Val di Susa. Il Capo III contiene norme in tema di protezione civile, comprese le “disposizioni sull’uniforme del personale e la bandiera del Dipartimento protezioni civili (art. 10bis) e il potenziamento del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Il Capo IV contiene norme in tema di commissariamenti delle province.

Il fatto raccapricciante è che si vuol far passare questa legge, come una norma a favore delle donne, a tutela delle stesse, con forme securitarie tali da non tutelarla affatto, basti pensare al solo fatto che si parla di atti di violenza domestica, come se le donne non venissero seguite, uccise, soffocate, bruciate o gettate anche fuori dalle mura domestiche e per strada. Basti pensare che proprio la irrevocabilità da parte della vittima della querela, comporterà che un sacco di donne bisognose di tutela, ma private del sostegno economico, essendo il violentatore l’unico sostegno famigliare, eviteranno di querelare il partner e troveranno i modi per portare avanti una convivenza dolorosa sino alla fine. Si pensi, e questo le deputate PD, non hanno tenuto forse conto, che il 70% delle donne in Italia, si trova a dipendere economicamente dal proprio partner. Le deputate non hanno nemmeno tenuto conto che i 37 milioni di euro complessivi in tre anni, messi a disposizione dalla legge per l’applicazione di provvedimenti contro il femminicidio, non sono disponibili. Ma non hanno tenuto conto che anche i 20 milioni, sempre che fossero disponibili, non sono sufficienti a coprire tutti i centri antiviolenza ancora aperti, nemmeno quello di Vicenza.

A noi del Forum, ci sembra che questa legge all’italiana, sia una gran presa in giro, che si sia preso come alibi il femminicidio per reprimere il popolo No TAV in Val di Susa, sapendo che difficilmente qualcuno avrebbe votato contro e infatti, SeL, M5S e la Lega, non hanno partecipato al voto. Più che una conquista di civiltà ci sembra un retrocessione di civiltà, anche perché non c’era bisogno di tutta quest’urgenza visto che le norme in materia di violenza, già esistevano, bastava, dare un riordino giuridico. Ma forse il PD-PDL disperato, dai NO TAV e dai crescente movimento di dissenso sulle politiche Letta, ma anche di Napolitano, hanno pensato che bisognava prendere urgentemente dei provvedimenti repressivi e perché non nasconderli dietro il paravento del femminicidio, così nessuno si sarebbe opposto?

Irene Rui per il Forum delle donne di Rifondazione Comunista di Vicenza

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