Mauro Potestio, Presidente di FederAnisap (Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitarie Private), lancia un allarme sulle difficoltà che i problemi del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) stanno causando alle strutture sanitarie private accreditate.
“Fino al 2012 – sottolinea Potestio – abbiamo riscontrato apprezzamenti da parte dei pazienti in quanto i finanziamenti che ci venivano assicurati dalla maggior parte delle Regioni ci consentivano di erogare un numero di prestazioni che poteva soddisfare la domanda e, contemporaneamente, ci consentiva di migliorare costantemente la qualità delle nostre prestazioni. Purtroppo, dal 2012 sono stati adottati i seguenti provvedimenti: blocco delle assunzioni nel servizio pubblico accompagnato da una riduzione di investimenti in attrezzature, blocco degli aumenti di finanziamenti per il privato accreditato, non revisione di regolamenti e leggi che tenessero conto dei cambiamenti organizzativi che sono intervenuti nell’erogazione di prestazioni (soprattutto esami di laboratorio). Tutto ciò ha portato all’attuale crisi del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) e a fargli perdere due principi fondamentali che lo caratterizzavano: l’Universalismo e la libera scelta del cittadino”.
Attualmente, la percentuale di prestazioni di specialistica ambulatoriale erogate dalle strutture private convenzionate, rispetto al totale delle prestazioni erogate dal Ssn, varia da Regione a Regione con cifre che partono dal 15% e che, in alcune Regioni, raggiungono il 60%.
Universalismo e Liste d’attesa
“L’Universalismo – spiega Potestio – si è perso perché il numero di prestazioni che in questi anni potevano essere erogate sia dal pubblico che dal privato accreditato sono state regolarmente inferiori rispetto alla domanda che cresceva costantemente del 3%, come avveniva negli anni precedenti. Questa situazione ha portato a progressive difficoltà che i pazienti incontravano per accedere alle prestazioni sanitarie di cui necessitavano a causa del progressivo incremento dei tempi di attesa. Con estrema chiarezza va detto che non sono stati fatti interventi concreti, in questi anni, né per ridurre la domanda né per aumentare il numero delle prestazioni erogate. La conseguenza di tutto ciò è stata che un numero in costante aumento di pazienti ha rinunciato a fare le prestazioni che gli erano state richieste oppure ha dovuto pagare di tasca propria le prestazioni. Altra conseguenza è stata quella che i pazienti non hanno potuto effettuare le prestazioni nella struttura che avrebbero scelto, ma si sono dovuti rivolgere a strutture che avevano i tempi di attesa meno lunghi”.
Mobilità Interregionale
Il Presidente FederAnisap ha inoltre ricordato che alcune Regioni non riescono ad elargire prestazioni in numero e qualità adeguate per soddisfare le esigenze dei pazienti che vi risiedono i quali, pertanto, si vedono costretti ad andare in altre Regioni per effettuare le prestazioni di cui necessitano. Sono stati adottati due provvedimenti che di fatto non risolveranno il problema della mobilità passiva ma creeranno ulteriori difficoltà ai pazienti: il tetto introdotto per l’erogazione di prestazioni ai “fuori Regione” e l’enunciazione di piani per migliorare l’erogabilità nelle Regioni che hanno una maggiore mobilità passiva. Il tetto ha un effetto immediato ma il miglioramento in quelle Regioni, se ci sarà, avrà sicuramente tempi non brevi. “Riteniamo quindi – afferma Potestio – che vada rivista la norma che introduce un tetto per le prestazioni ai pazienti fuori Regione”.
I Laboratori di analisi e i prezzi delle prestazioni
“La realtà attuale, soprattutto per i laboratori di analisi, è profondamente cambiata: molti si sono trasformati in punti prelievo e la fase analitica viene fatta sempre più frequentemente tramite service, da cui il prelievo stesso viene trasportato. E’ quindi necessario emanare norme nuove per regolare i service e che definiscano cosa sono i centri prelievi e come va trasportato il sangue. Ed infine vogliamo ribadire la nostra forte contrarietà affinché non prendano piede in Sanità le pure leggi di mercato per le quali il valore principale lo assume il prezzo della prestazione: è facilmente intuibile che il prezzo minore si accompagnerà ad un decadimento della qualità che comporterà danni per i pazienti e costi futuri superiori”, conclude il Presidente FederAnisap.