Riammettere la possibilità di utilizzare mascherine di comunità a scuola e stimolare studenti, famiglie e dipendenti all’uso di mascherine chirurgiche certificate lavabili, magari con opportune campagne di sensibilizzazione sul loro utilizzo corretto, anche distribuendole al posto delle ‘usa e getta’. È l’appello che l’Associazione culturale pediatri (Acp) rivolge al ministero dell’Istruzione e agli organismi che regolano l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale a scuola. Per l’anno scolastico 2021/22, si legge in una nota dell’Acp, il ministero dell’Istruzione ha permesso la riapertura delle scuole con obbligo di utilizzo della mascherina chirurgica per tutti gli studenti di età superiore ai 6 anni, eccezion fatta per lo svolgimento di attività sportive e per i soggetti con patologie o disabilità. Ma se si domanda all’Istituto superiore di sanità (Iss), la risposta è “la mascherina chirurgica a scuola non è obbligatoria. Lo diventa solo nel caso di istituti che non siano stati in grado di garantire la distanza di almeno un metro tra un banco e l’altro, nelle classi”. A chiarirlo è proprio l’Iss per voce di Paolo D’Ancona, del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto. “Invece, nel sito del ministero dell’Istruzione (a pagina 13 del protocollo d’intesa per l’avvio in sicurezza dell’anno scolastico 2021/2021), si dice, erroneamente, che ‘A prescindere dalla situazione epidemiologica, il dispositivo di protezione respiratoria previsto per gli studenti è la mascherina di tipo chirurgico’”, rileva Elena Uga, pediatra dell’Associazione. “Si tratta di una evidente incongruenza- prosegue l’esperta- con le ‘Indicazioni strategiche ad interim per la prevenzione e il controllo delle infezioni da SARS-CoV-2 in ambito scolastico (a.s. 2021-2022)’ dell’Iss. Il documento, nell’ambito esclusivo dell’uso di mascherine in posizione statica, e dunque in classe, sostiene che ‘la mascherina chirurgica è indispensabile laddove non sia possibile il distanziamento di almeno un metro’, per tutti gli altri casi, cioè ove questa distanza in classe è rispettata, la chirurgica non è obbligatoria”. (DIRE) Roma, 3 nov. – “Il ministero dell’Istruzione- ribadisce l’esperto dell’Istituto superiore di sanità- ha un’incongruenza all’interno del proprio sito, che provvederò a segnalare”. Tuttavia, precisa l’Acp, l’Iss sottolinea come la nota del ministero dell’Istruzione dello scorso anno, la n.1990 del datata 5 novembre 2020, la quale stabiliva che, oltre alla mascherina chirurgica, “possono essere utilizzate anche mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera, e al contempo forniscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso” non è stata presa in considerazione quest”anno “per via dei timori legati alla variante delta”, precisa D’Ancona. “Si tratta comunque- spiega l’esperto- di una decisione del Comitato tecnico scientifico- che ha valutato il fatto che, mentre c’è uno standard condiviso, e precise caratteristiche ampiamente testate per la mascherina chirurgica, altrettanto non si può dire per le mascherine di comunità, che nel nostro Paese non ha requisiti standardizzati”. “Eppure- sottolinea la pediatra di Acp- nessun obbligo di mascherina chirurgica è imposto per gli uffici, dove, al chiuso, si lavora fianco a fianco anche con le mascherine di comunità. Possibile che, per una pandemia verso la quale, come sottolinea l’Oms, i più giovani si sono sempre mostrati più resistenti, siano proprio loro a dover rispettare le regole più rigide. Non esistono- aggiunge Uga- evidenze solide che al di fuori dei setting sanitari l’uso della mascherina chirurgica riduca il rischio di contagio rispetto a quella di comunità, con o senza variante Delta. A scuola l’attenzione non andrebbe posta sulla tipologia di mascherina, ma andrebbero fornite a studenti e famiglie chiare indicazioni sulla corretta modalità di utilizzo”. (DIRE) Roma, 3 nov. – Per questo, prosegue la nota, l’Associazione culturale pediatri aderisce all’appello per riammettere la possibilità di utilizzare mascherine di comunità a scuola, avanzata tra gli altri dall’Associazione tRiciclo, forti del fatto che, ad oggi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità conferma la raccomandazione di utilizzare le mascherine nelle stesse circostanze degli adulti solo a partire dai dodici anni. Finora, la nostra scelta ha comportato “un grave e ingiustificato dispendio economico e ambientale- prosegue Elena Uga- L’anno scorso, secondo i calcoli di Tuttoscuola, ai primi di aprile avevamo già consumato oltre un miliardo e mezzo di mascherine, smaltite tra i rifiuti indifferenziati, ma anche disperse all’aperto, con grave rischio di una allarmante contaminazione ambientale. E non dimentichiamo che, data la scomodità delle mascherine fornite dalle scuole, in moltissimi casi, quelle ‘gratuite’ sono finite direttamente nei rifiuti, e le famiglie ne hanno acquistato e ne stanno acquistando di ulteriori. La nostra richiesta è dunque di tornare ad ammettere l’uso della mascherina di comunità, o in alternativa, l’uso della mascherina chirurgica lavabile e riutilizzabile, che esiste ed è ampiamente diffusa in commercio, anche con certificazione dell’Iss. Le mascherine lavabili- prosergue la pediatra di Acp- sono adeguate alla protezione in setting non sanitari, come sottolineato dall’OMS e verificato da numerosi studi, e possono essere pulite a casa lavandole opportunamente, e dunque il loro utilizzo è gestibile istruendo adeguatamente le famiglie”.