La città che per decenni è stata il centro commerciale dell’Alto Vicentino, il centro
più ambito per lo shopping del Sabato, e le passeggiate della Domenica, il Corso tra
i meglio frequentati della provincia, oggi sembra spegnersi. Un demodè stanco, con
qualche spinta di orgoglio che cerca disperatamente di mantenere alto il nome.
Una cittadina che mostra eleganza in ogni suo angolo, compresi quelli deturpati da
scelte insulse. Un book stroaordinario di ispirazione per fotografi e pittori. Una infinita
serie di cartoline reali che la sera diventano scorci romantici, siano essi avvolti
nella nebbia che nell’afa estiva.
E’ bella Thiene, è una dama d’altri tempi, sempre pettinata e con il vestito della festa,
anche se per il tempo e la nobiltà decaduta a volte si tradisce con una calza smagliata
o un orlo scucito.
Ammalia e rapisce Thiene, e si offre alle coppie abbracciate che ricorderanno sempre le sue verdi carezze e le sue luci poetiche.
E le fontane che pulsano in ogni piazza
imitano il battito cardiaco di un amante che vuole vivere. Si lascia andare sullo struscio
sinuoso, come un torrente di campagna la Thiene bene, e tra un mendicante conosciuto
e un concerto di campane consuma il tempo della vasca.
Invadente e potente il Castello si impone sulle piazze e le sorveglia, secoli di Storia
che tutti conoscono, di cui tutti hanno orgoglio. Una perla che assieme al Teatro erge
il paese tra i fiori del giardino dell’arte. Un borgo Veneto con eroico passato e incerto
futuro.
E se Thiene pensasse ancora in grande?
Dov’è il coraggio che serve per ritrovarsi in piazza per il caffè, dov’è il coraggio che
serve per ritornare ad essere il cuore vicentino ai piedi dell’altopiano?
Cosa ti serve, Signora mia, per sconfiggere il sonno che ti è stato imposto?
Le vetrine del centro si stanno spegnando una ad una, come le perle di una collana
che sfilandosi lasciano vuoti ineleganti. Gli sfregi dei vandali ti segnano, Signora
mia, e lasciano ferite visibili come buchi mal rammendati in un vecchio abito firmato.
E l’abbandono di tante case e tanti luoghi di lavoro tolgono i colori ad un ritratto
che è sempre più grigio.
A quanto amore ancora potrai rinunciare Thiene cara, e di quanto poco ti dovrai ancora
accontentare prima di rinascere come meriti.
Mi hai stupito quand’ero bambino con il tuo fascino, mi hai rapito con le tue luci, di
te e delle tue figlie mi sono innamorato e per questi amori ho vissuto. Mi sono nascosto
tra le pieghe del tuo vestito per rubare un bacio, e mi sono lasciato andare tra
le tue fronde in sensuali abbracci.
Più complice che madre, più amica che amante, Signora mia, cosa ti serve per riaprire
gli occhi?
Vuoi pensare ancora in grande Thiene?
I tuoi figli forse si, e lo faranno, perchè si ricordano di Manes e di Zambon, perchè si
Ricordano della Standa e di Rinaldi, perchè da te venivano per Talin e Dal Ferro, per
Saugo e la Benning e perchè il passato non ritorna, e il futuro non si conosce, ma
Signora mia, bella da morire e da piangere, il presente… si può cambiare….
Andrea Sperelli