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30 centesimi….erano solo 30 centesimi…

Sento il bisogno di scrivere alla vostra redazione perchè sono ferita. E sento la necessità di comunicare quanto mi è accaduto l’altro giorno all’ufficio postale di Thiene, nel pieno centro di quella che si definisce una cittadina civile.

 Allo sportello, con davanti una delle impiegate, un vecchio di colore doveva pagare un bollettino da 160,30 euro. Non so cosa dovesse pagare, ma questo era l’importo. Ha messo sul tavolo mille monete e poca carta, segno evidente che a fatica aveva racimolato la somma a carità. Alla fine aveva 160 euro, gli mancavano 30 miseri centesimi.

La ‘signora’ della posta ha alzato la voce dicendo che se non aveva i 30 centesimi lei avrebbe dovuto annullare l’operazione. Mentre ho infilato la mano in borsa per prendere quei dannati 30 centesimi, mi aspettavo che qualcun altro, preso da una sorta di voglia di vincere la gara della solidarietà, si gettasse in avanti con le monetine. Ma nessuno si è mosso e tutti guardavano la scena con una freddezza che mi ha gelato il sangue. Appena trovate le monete (nella borsa di una donna non è una cosa sempre così immediata), le ho messe allo sportello per far chiudere l’operazione postale e liberare quel povero vecchio dall’umiliazione di dover chiedere ancora la carità e soffrire ulteriormente per ciò che vale meno di mezzo caffè.

Io non sono certo una super generosa, né mi vanto di aver aiutato nessuno, perché 30 centesimi sonouna cifra talmente piccola che mi viene da ridere a pensare di averla regalata.

Quando ho posato le monete, la ‘signora’ ha portato a termine l’operazione. Il vecchio uscendo è venuto da me, mi ha stretto la mano (per così poco!!! talmente poco che sarei voluta sprofondare!) e mi ha fatto un sorriso che valeva almeno trecento euro, altro che trenta centesimi!

Ma mi ha ferita profondamente vedere che in questo paese di gente che si professa civile nessuno, compresa la signora della posta, abbia pensato di buttare trenta centesimi per aiutare un povero vecchio in difficoltà.

Sono rimasta allibita, senza parole e con il cuore pesante come un macigno. E ammetto che appena salita nella mia auto mi sono scese le lacrime.

Mariateresa ‘72