Riceviamo e pubblichiamo
Consapevolezza e accettazione: si dovrebbe riflettere meglio su queste 2 parole, perché in questi giorni ho letto decine e decine di articoli che con la consapevolezza e con l’accettazione avevano poco a che fare.
Ho letto di “epidemie”: bella forza, ovvio che con le nuove definizioni diagnostiche si siano impennate le diagnosi, visto che ora è autismo anche l’asperger, ad esempio, è poi significativo il fatto che finalmente le diagnosi si facciano!
Da alcuni anni poi si fanno diagnosi anche nelle persone adulte, perché non si smette di essere autistici a 18 anni, così come non si “diventa” autistici a 3 anni ma ci si nasce.
Ho visto commenti e contributi video di persone allarmate dai numeri in crescita, mentre non ho sentito comprensione ed accettazione del fatto che le persone autistiche vivono fra noi, frequentano le nostre scuole, lavorano con noi e abbiano il diritto ad una vita piena, felice ed integrata.
Autismo non è (solo) Rainman.
Autismo può essere il vicino scontroso, l’insegnante geniale, il passante con il cane, l’automobilista che hai appena superato, la cassiera del negozio, la zia simpatica…
Io sono una persona autistica.
Non sono “ammalat* di” o “affett* da”, sono autistic*, neurodivergente, neurodivers*: Autistic*.
Orgogliosamente Autistic*.
Per dirla in modo semplice il mio modo di pensare è diverso dalla maggioranza delle persone.
Non minore o peggiore: diverso.
Ho scoperto tardi questa mia caratteristica e quindi tardi ho trovato una risposta al disagio che molte situazioni “normali” mi provocano.
La rivelazione di questa condizione ha spiegato perché spesso affronto le situazioni della vita in maniera “diversa”.
Soprattutto questa notizia mi ha fatto acquisire una certa consapevolezza sullo stigma sull’autismo, sulle neurodiversità: essere etichettati come sbagliati o difettosi solo perché pensiamo in modo alternativo, “divergente”. Autismo non è solo quello dei film.
Autismo è una miriade di sfaccettature, di comorbilità, di caratteri e capacità differenti.
Non tutti hanno disabilità intellettive e non tutti sono geniali.
Alcuni non parlano ma non vuol dire che non comprendano e soprattutto non vuol dire che non tentino di comunicare in altri modi.
Sono anche felicemente sposat* e genitore di 3 figli, dei quali 2 autistici a loro volta e ho la prova diretta che l’autismo non definisce persone uguali e che si può essere autistici in infiniti modi diversi, così come si può essere neurotipici in infiniti modi.
Consapevolezza ed accettazione vuol dire impegnarsi per capirsi e rispettarsi vicendevolmente, cercare di comunicare empaticamente.
Il 2 Aprile non dovrebbe essere la “giornata del poareto” e della compassione, perché in una società civile ogni persona è importante e può apportare il proprio contributo, al di là dei suoi meccanismi di pensiero o magari proprio grazie ad essi, è per questo che si parla di consapevolezza e accettazione
Vale, residente nell’ Alto Vicentino