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I partiti cercano i voti, i cittadini li guardano con disgusto

di Nicola Perrone

Vero che è una campagna elettorale che più pazza non si può. Con una crisi politica scatenata in piena estate, una campagna elettorale soffocata dal caldo e ora dai problemi che ogni giorno si sommano, dall’aumento dei costi dell’energia al sempre più probabile taglio del gas russo.

I partiti sono in campo e cercano di piazzare e far vincere i loro candidati. Ma i cittadini guardano altrove, ai problemi che ogni giorno sono costretti ad affrontare. Un recente sondaggio Swg fotografa la situazione così: negli ultimi 5 mesi quali sono le emozioni più sentite?

Al primo posto troviamo il DISGUSTO, a seguire RABBIA, TRISTEZZA e PAURA. Crollano inesorabilmente SPERANZA, FIDUCIA, GIOIA e SORPRESA. Per quasi metà degli elettori italiani nessun leader è credibile sulle questioni più rilevanti. L’altra metà fornisce indicazioni molto significative indicando soprattutto tre nomi, Meloni, Letta e Conte su più questioni, mentre Berlusconi e Salvini sono ritenuti capaci solo per ridurre le tasse il primo, l’immigrazione il secondo.

Meloni, Letta e Conte sono considerati allo stesso modo capaci per quanto riguarda la riduzione della povertà; Meloni e Letta sulle pensioni; Meloni da sola per la crisi energetica, la burocrazia, l’aumento dei prezzi e la legalità; Letta da solo per l’aumento degli stipendi, le diseguaglianze e i diritti civili.

La prospettiva di Meloni (assai probabile) o Salvini premier fa paura a 3 italiani su 10, mentre l’ipotesi che siano Letta o Calenda lasciano indifferenti rispettivamente il 37 e il 40 per cento degli italiani. Il 32 per cento proverebbe grande amarezza se a Palazzo Chigi dovesse andare Berlusconi. Per quanto riguarda la curiosità, Meloni batte Calenda 18 a 17, con Letta al 9 per cento. Altra curiosità la speranza: qui primo si piazza il premier uscente Mario Draghi col 23 per cento, seguito da Meloni all’11, Conte al 9 e Letta al 7.

Ma i partiti sembrano altrove, mentre all’orizzonte già si vedono nuvole nere. Ad esempio, va segnalata la grande manifestazione che si è svolta di recente a Praga dove decine e decine di migliaia di persone sono scese in piazza per urlare la loro rabbia per l’aumento delle bollette ma anche contro la Nato, l’Unione europea e addirittura l’Organizzazione mondiale della sanità. Campanello d’allarme anche per noi, per quello che potrebbe capitare in autunno quando entreremo nella fase più acuta della crisi energetica. Noi lo abbiamo già sperimentato con l’ondata populista che portò alla nascita del governo M5S- Lega. Quello che è successo poi, forse, ci ha portato a considerare esaurita quella spinta che invece resiste ed ancora viva, capace di dar vita a molti movimenti e alleanze contro questo e quello, contro e basta.

Un problema che potrebbe riesplodere subito dopo il voto, dove tutti i sondaggi danno i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni come supervincente. Ce la farà a dare rappresentanza e ad istituzionalizzare questa nuova spinta populista oppure anche lei sarà travolta? Dall’altra parte dello schieramento: sarà capace il Pd, che in quell’area resta il primo partito, a recuperare nella società un profilo attrattivo di nuova sinistra riformista e ambientalista oppure si accontenterà solo di dare qualche posto o strapuntino al suo ceto politico in attesa che i guai degli altri li riporti a governare grazie ad una qualche nuova alchimia parlamentare?

Nicola Perrone, direttore agenzia Dire