di Natalia Bandiera
La bufala dei giornalisti sul libro paga dei poteri forti, dei cronisti non più inviati sui luoghi dei fatti di cronaca o di guerra per far conoscere a chi, anche stando seduto sul divano di casa,viene informato di quanto accade sul loro territorio o nel mondo.
Secondo i complottisi ora questa intera categoria è passata a fare altro: a creare terrorismo, utilizzando l’emergenza Covid. Vale a dire che se durante la seconda guerra mondiale, un fotoreporter immortalava i cadaveri crivellati di colpi dei bombardamenti del ‘nemico’ , con il primo piano delle piastrine per dare il senso delle vite strappate alla gioventù mandata in trincea, oggi, un giornalista che anche solo osa fare la conta dei morti giornalieri di Covid negli ospedali di provincia, per qualcuno è “pagato per terrorizzare l’opinione pubblica”.
I fatti. Il collega scledense, volto noto dell’informazione specializzata in tecnologia e imprenditorialità, è stato raggiunto da una email scioccante. E’ inquietante perchè vuol dire che nel suo caso, si oltrepassa l’impulso da social, vuol dire che l’autore, naturalmente anonimo e quindi vigliacco, ci ha ragionato sopra. Si è procurato il suo indirizzo di posta elettronica: si è soffermato sulla sua ‘missione’ con lo scopo di attentare alla persona, di screditare la sua professionalità di giornalista. Tutto scatenato dall’aver accettato la richiesta del sindaco di Schio di condurre una serata informativa sui vaccini promossa all’unanimità dal consiglio comunale, in collaborazione con i medici dell’Ulss 7 Pedemontana.
Nel racconto della sua vicenda, fotocopia di molti altri giornalisti massacrati solo perchè fanno il loro dovere, che sia condurre una serata a tema, una trasmissione televisiva, riportare dati forniti da fonti ufficiali, intervistare le istituzioni, Fabrello la butta sull’ironia, dovuta a quelle ‘certezze professionali e intellettuali’, che te lo consentono. Di solito infatti, sono gli insicuri e gli ignoranti ad esprimersi con i toni dell’aggressione e della violenza.
Quindi Fabrello si fa serio e a tratti addolorato da un’amara constatazione: ‘La verità, che quasi nessuno dice, è che almeno a casa nostra molte tensioni potrebbero essere evitate se nel nostro meraviglioso Paese vi fosse un minimo di senso civico in più, un pizzico di coerenza in più, una spolverata di cultura in più. Siamo capaci di cose meravigliose, ma qualche volta siamo dei coglioni patentati e miopi. Probabilmente basterebbero anche più umiltà, onestà e fiducia; ma nella penisola dei furbetti, dove si salta la fila e passare da santi a dannati è tutto un attimo, auspicare questa mutazione rischia di essere mera utopia. Di una sola cosa sono sicuro, riguardo alla pandemia. Ovvero che dopo lo spavento iniziale – dove ci si è tutti chiusi in casa a cantare dai balconi – questa situazione di stress protratta nei mesi sta generando un vero disastro psicologico e sociologico. La cattiveria sta dilagando – online poi non ne parliamo – e il terribile miscuglio di paura, fretta, ignoranza, pressappochismo, strumentalizzazione e algoritmi social rischia col tempo di fare più danni del Covid. Un virus che ha rotto le palle e frullato tutto. A partire dalla politica, dove l’inno alle libertà è cantato da chi si identificava in controllo regole disciplina (perché “credere obbedire combattere” mi sembra citazione eccessiva), mentre la campagna vaccinale è abbracciata da anarchici senzadio. Per non parlare della delirante situazione sul web, dove la laurea in tuttologia acquisita su TikTok dilaga ed ai simposi dei ricercatori con esperienze decennali si preferisce il più pratico “a mio cuggino è successo che…”.
L’altro giorno, sfogando la mia frustrazione di giornalista con mio padre, descrivendogli la condizione di una professionista, che si affanna a mantenere un quotidiano on line gratuito per tutti e soprattutto libero (i costi sono davvero importanti), mi sono sentita replicare dal saggio papà: ‘Smettila di dare le perle ai porci, smettila di informarli con l’impegno della passione che ci metti, non scrivere più di Covid, non stare ore a fare i conti e a decifrare grafici delle Ulss o dell’Istituto superiore della Sanità. Tienili al buio e scrivi solo di ricette di cucina, di moda, di giardinaggio e di gossip, almeno smetterai di stare male. Non devi niente a chi non comprende l’essenza e le regole del tuo lavoro’.
Mi aveva quasi convinta, ma dopo quanto accaduto al collega Luca Fabrello, ho deciso di andare avanti.
Natalia Bandiera