La filiera tessile-abbigliamento-moda del Veneto è alle prese con un rallentamento dovuto ad un calo della domanda, ma anche con il tema della sua riconfigurazione dato che c’è una crescente presenza diretta delle grandi griffe. E sono due questioni a cui occorre mettere mano: “Il nostro territorio attrae gli investimenti dei grandi brand, anche tramite acquisizioni, per il grande valore riconosciuto al saper fare i prodotti di lusso. Già da ora, tuttavia, si evidenziano alcune criticità che riguardano il mantenimento e lo sviluppo di queste competenze e il ricambio generazionale. Il problema dell’attrattività quindi si allarga e si proietta nel futuro: riguarda i giovani e le loro competenze, che dovranno ampliarsi per poter gestire un sistema più complesso, caratterizzato dalle sfide della sostenibilità ambientale e della digitalizzazione”, indica l’assessore al Lavoro della Regione Elena Donazzan che oggi, assistita dall’Unità di Crisi aziendali di Veneto Lavoro, ha affrontato questi temi al Tavolo della moda con Confindustria, Confartigianato, Cna, Confcommercio, Confesercenti, Cgil, Cisl e Uil affiancate da Filctem, Femca e Uiltec. L’incontro ha discusso i risultati delle analisi relative all’attuale situazione congiunturale della filiera della moda e di un metodo di lavoro condiviso che può sfociare in un protocollo d’intesa. “Un incontro particolarmente utile, innanzitutto perché allarga alle parti sindacali e alle istituzioni la base di confronto del Tavolo della moda regionale costituito da sole associazioni di imprese” dice Donazzan.
Altra questione affrontata è stata quella delle regole: il sistema teme la normativa comunitaria che, come nel caso del Regolamento Ue anti-deforestazione, “rischia di penalizzare esclusivamente le imprese europee, senza peraltro arrecare benefici alla causa. Il rischio è quello del dumping ambientale che andrebbe a danneggiare le imprese virtuose aggiungendosi al dumping sociale attuato da parte di chi, nel settore, si sottrae anche alle norme basilari”, si spiega dalla Regione. Governare l’evoluzione della filiera regionale della moda implica quindi “una molteplicità di azioni condivise che possano condurre all’apertura di canali di interlocuzione con le istituzioni nazionali ed europee in merito alla definizione di regole e direttrici di sviluppo. Restando in ambito regionale, guardiamo alla definizione di impegni in termini di legalità e sostenibilità e alla costruzione di programmi di istruzione, formazione e riqualificazione aderenti ai nuovi fabbisogni. Per far questo- conclude Donazzan- abbiamo concordato di iniziare a lavorare, da subito, su un testo di protocollo sulla legalità, sostenibilità e sviluppo di competenze”.