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Nei prossimi cinque anni mancheranno almeno tremila infermieri in Veneto

Quella dell’infermiere non è una missione, ma una professione quotidianamente ogni operatore della sanità si trova a svolgere, consapevole delle responsabilità e difficoltà del compito che sta affrontando con rigore. È un quadro che a tratti sconvolge, ma rappresenta la triste realtà dei fatti. Ed in occasione del recente tavolo regionale delle Organizzazioni sindacali, lo scorso 11 luglio, la situazione rispetto all’andamento del personale ed al monitoraggio posto in essere rispetto agli standard stabiliti nel 2014, è apparsa tutt’altro che confortante. “I dati emersi sulle prospettive future sono decisamente preoccupanti – commenta il segretario di Nursind Vicenza, Andrea Gregori – e si stima che entro i prossimi cinque anni mancheranno nelle strutture delle Ulss venete almeno tremila infermieri ed al momento non sembra esserci una strategia concreta per arrivare ad invertire questa tendenza”.

Un quadro che potrebbe trovare soluzione soltanto investendo risorse economiche per incentivare la professione in entrata e per mantenerla stabile nelle strutture. “Il pragmatismo richiede interventi concreti sull’accesso alla professione – prosegue il segretario Gregori – con investimenti sul piano delle tasse universitarie, sulla corresponsione di adeguati assegni di studio e contributi per l’alloggio degli studenti fuori sede. È imbarazzante pensare di proporre come strategia solo una campagna social per attrarre nuovi iscritti al corso di laurea, se non per ribadire la piena occupazione al termine del percorso di studi”.

La programmazione, quindi, non esiste, mentre si continua a lavorare in un regime di emergenza. “L’incremento del personale infermieristico che negli ultimi anni era stato autorizzato per lo sviluppo del territorio – sottolinea il segretario Gregori – è stato prevalentemente utilizzato per colmare le carenze ospedaliere dove la situazione si stava facendo drammatica”.

Nursind è fortemente preoccupato del rischio chiusura dei piccoli ospedali, presidio fondamentale per i cittadini della regione. “È necessario dare gambe agli investimenti proposti – aggiunge il segretario Gregori – se non si vuole arrivare ad una ristrutturazione della rete ospedaliera del Veneto che porterebbe alla chiusura di piccoli ospedali, al fine di concentrare il personale verso le strutture più grandi. Non ci sono alternative”.

Si fa strada anche nel pubblico un’offerta diversa che dà vita ad una sana competizione tra le Ulss del territorio. “Si sta concretizzando nelle nostre Aziende – conclude il segretario Gregori – un meccanismo di competizione che non potrà che premiare le Ulss in grado di essere più attrattive, con maggiori opportunità di sviluppo professionale, attraverso la contrattazione integrativa ed il nuovo sistema degli incarichi. Un investimento gradito dalle giovani generazioni, che non accettano più il livellamento verso il basso proposto negli ultimi trent’anni”.