“Se vogliamo uccidere definitivamente l’idea di avere un servizio sanitario pubblico, andiamo verso l’autonomia differenziata. Se vogliamo distruggere l’idea di avere un sistema dell’istruzione che garantisca a tutti il diritto alla istruzione e alla conoscenza, allora andiamo verso autonomia differenziata”. E’ la provocazione del segretario generale, Maurizio Landini, dal congresso della Cgil di Bologna.
“Questo in un momento in cui non abbiamo bisogno di dividere il Paese, ma di unirlo”, ammonisce. “Il Governo ha messo a punto una proposta e dentro alla legge di bilancio sono state già votate cose che vanno in questa direzione. Si dice che l’autonomia differenziata e il presidenzialismo aumenterebbero la democrazia nel nostro Paese, ma quello che sta succedendo è altro. Nella questione dell’autonomia differenziata, quello che viene escluso è il Parlamento, perché nel meccanismo che oggi stanno utilizzando, è il ministro che può fare gli accordi con le singole Regioni senza passare dal Parlamento”, avverte Landini.
“Se uno pensa davvero che di fronte a tutto quello che sta succedendo, la guerra, la ridefinizione geopolitica del mondo, il ridisegno dei sistemi produttivi, la frantumazione dell’Europa, se uno pensa davvero che la risposta è che ognuno è in grado nella sua provincia, nel suo comune, di misurarsi con questi processi, ecco io penso che lo dobbiamo aiutare. Se pensa una cosa così, gli dobbiamo dare una mano”, ironizza il leader sindacale, strappando una risata ai delegati. “Ma se ha un disegno, un disegno di questa natura può ridurre gli spazi di democrazia e non affronta il problema di cambiare il modello di sviluppo”, conclude.
Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, viene accusato di voler ‘spaccare l’Italia’ con la sua riforma per l’autonomia regionale. Nord contro Sud, Lega che vuole piantare la sua bandiera e Meloni preoccupata, opposizioni sul piede di guerra, governatori in subbuglio. “Io veramente – dice il ministro al “Corriere della Sera” – tra un po’ passo alle denunce”. Addirittura. “Nessuno può azzardarsi di accusarmi di tradire la Costituzione sulla quale ho giurato, spaccare il Paese lo sarebbe. E allora o qualcuno mi trova un articolo, un comma, una riga nel mio testo di riforma dove emerge che il Sud viene danneggiato, o deve tacere”. “Tradendo le mie origini bergamasche e lombarde – continua Calderoli -, dopo aver sentito i presidenti Zaia e Fontana mi sono messo a ragionare con la testa dall’altra parte. Del Sud. Perché sono convinto di una cosa: l’Italia è un treno dove ogni vagone deve trasportare con la stessa capacità i passeggeri, e se alcuni vagoni diventano un peso, deraglia. Se si rafforza solo il Nord e non si aiuta il Sud a crescere, è finita. Ed è giusto che nel momento in cui abbiamo deciso di garantire i diritti civili e sociali a tutto il territorio sia il Nord il primo a metterci la faccia. Il mio spirito è questo”.
Ma nel Pd contestano, c’è chi lamenta che la riforma non è ancora passata al vaglio della conferenza Stato-Regioni: “Sul Pd aspettiamo che facciano il loro congresso, adesso vedo troppa propaganda. Bonaccini contesta che anche istruzione e sanità possano essere materie oggetto del passaggio di competenze tra Stato e Regioni quando, nel 2018, le chiedeva per la sua Emilia Romagna. Sul confronto, io ho avuto una interlocuzione continua e diretta con ogni governatore, ho partecipato a due conferenze, ho atteso il loro decalogo, ne ho tenuto conto”. “Ora – aggiunge – ho trasmesso un testo al Cdm per l’approvazione preliminare, poi dovrà essere varato. Non è un decreto, ci vorrà almeno un anno prima di definire i Lep, poi ci saranno le leggi attuative. Prima del 2024 almeno non cambierà il mondo”. Lo accusano anche di non aver previsto un fondo perequativo per le Regioni meno ricche: “O non leggono i testi o non li capiscono. Il fondo speciale prevede un intervento sia sul fondo perequativo sia a livello di interventi straordinari, destinati non solo a chi chiede l’autonomia differenziata, ma anche a chi non la chiede”. Però ci sono dubbi anche nello stesso governo e, sembra, un freno da parte di Meloni: “Chi scrive o racconta queste cose ha bevuto troppo spumante a Capodanno. Ma quali problemi? Il ministro Lollobrigida stesso ha appena detto su di me che è ‘dovere’ di un ministro agire velocemente e concretamente”, ha concluso Calderoli.