Se una grande amministrazione come la Regione del Veneto decidesse di non fare appalti al massimo ribasso, rispettasse le regole, non mettesse in difficoltà i lavoratori ogni volta che c’è un cambio d’appalto, non riducesse loro di fatto l’orario e il salario, ciò sarebbe già un buon contributo all’economia. Sarebbe un cambiamento della logica, che purtroppo è stata l’interpretazione non corretta del modello veneto, del ‘sempre più piccolo, sempre meno costoso”. Lo ha dichiarato stamane Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, a Vicenza per la presentazione del “Piano del lavoro in Veneto”, avvenuta nel corso dell’Assembla regionale del sindacato.
Camusso ha poi aggiunto: “Non dimentichiamo però anche quello che possono fare le pubbliche amministrazioni per l’economia. Penso all’organizzazione del sistema dei servizi. Il nostro sistema dei trasporti è frantumato. Costa sempre di più ai cittadini e offre sempre meno quanto a servizi. Una regione forte potrebbe costruire una società integrata di trasporto su gomma e ferroviario. Ne deriverebbe una maggiore occupazione e una migliore risposta in termini di servizi. Il Veneto, che per lungo tempo ha spiegato a tutti come si può avere un modello di sviluppo, deve riflettere sul fatto che esso non è infinito, e interrogarsi su come il pubblico possa essere lo strumento che rimette in moto delle pratiche positive”.
Appalti a pubblica amministrazione sono solo due dei tanti argomenti toccati dalla segretaria nel parlare di lavoro e sviluppo. Un lavoro che deve essere di qualità, puntare alla formazione, far valere diritti e tutele ed evitare disuguaglianze. Concetti, questi, che saranno contenuti nel Piano straordinario del lavoro che la Cgil nazionale illustrerà al Paese a gennaio, come risposta di sistema alla grave crisi in atto e per dare un futuro ai giovani. In questo quadro si colloca anche il “Piano del lavoro in Veneto”, descritto dal segretario generale della Cgil Veneto, Emilio Viafora.
“L’obiettivo è creare un Veneto più solidale, moderno, inclusivo, a partire dal suo sistema produttivo, dalla valorizzazione e salvaguardia del territorio, dalla qualità del suo welfare”, ha dichiarato il sindacalista. “L’insieme delle proposte in esso contenute ha come centro il lavoro e la buona occupazione. Il lavoro non solo come diritto ad una giusta retribuzione, ma come condizione per ridare senso alla libertà, alla democrazia, al bisogno di autorealizzarsi, per sentirsi costruttori di una storia collettiva e sconfiggere quel senso di insicurezza che rende la società più rancorosa, meno coesa, meno creativa”.
Tra i punti principali contenuti nel documento vi sono: una politica economica che preveda un welfare più inclusivo e intervenga nei settori strategici dell’industria, nella ricerca e nella promozione di imprese innovative; la costruzione di patti e protocolli di legalità; una vera qualificazione del settore sanitario; la centralità del sistema scolastico e formativo; un nuovo Piano regionale di sviluppo; un uso intelligente della fiscalità regionale e del sistema degli incentivi, l’adozione di un Piano energetico, la difesa e la qualificazione del lavoro pubblico.
Su queste proposte hanno discusso, oltre a Camusso e Viafora, anche Anna Canepa, magistrato della Direzione Nazionale Antimafia, Donata Gottardi, giuslavorista dell’Università di Verona, Roberto Grandinetti, economista dell’Università di Padova, don Luigi Tellatin, coordinatore regionale di Libera, Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan, e Gilda Zazzara, ricercatrice dell’Università di Venezia, coordinati da Alessandro Baschieri, caporedattore del Corriere del Veneto.